La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil del 16 giugno, ha rinverdito i fasti del ben nota filosofia della botte piena con moglie ubriaca. Sotto questo profilo, dopo una lunga fase di contrasti e di posizioni assai divergenti, abbiamo rivisto all’opera la vecchia Triplice, piuttosto compatta nelle parole d’ordine e nelle rivendicazioni. In sostanza, con qualche piccolo distinguo, questi immarcescibili paladini dei lavoratori e dei pensionati hanno chiesto al governo una “nuova agenda” politica su lavoro, crescita, welfare (esodati in testa) e fisco (a cominciare dalla riduzione delle imposte proprio su lavoratori dipendenti e pensionati).
In estrema sintesi il loro messaggio si può così riassumere: più Stato sociale, quindi più spesa pubblica, più intervento del governo in economia e meno tasse. Il tutto condito con la solita impostazione keynesiana secondo cui si pretenderebbe di far sviluppare l’economia attraverso continue stimolazioni, rigorosamente pubbliche, della domanda. Quindi ci si chiede come si riesca a realizzare tutto questo, soprattutto all’interno di un sistema nel quale la mano pubblica controlla il 55% della ricchezza, con una tassazione da record mondiale. Senza contare, poi, la recessione in atto, di cui ancora non si intravede la fine.
Ebbene, pur comprendendo la logica sindacale di lisciare il pelo alle proprie categorie, non si vede come possa questo governo, o chiunque lo dovesse sostiture un domani, assecondare questa folle linea politica. Forse potrebbero essere tentati di farlo, nel caso di una vittoria alle prossime elezioni parlamentari, i residuati bellici di quel fallimentare collettivismo che sta mandando in malora mezza Europa.
A questo proposito, sarei proprio curioso di vedere l’ennesimo governicchio Pd-Idv-Sel, ispirato dalla filosofia economica di un Fassina qualsiasi, che si facesse dettare l’agenda dalla Camusso e soci. Il famigerato spread schizzerebbe a mille ed oltre nel breve volgere di qualche giorno, portando in brevissimo tempo il Paese verso un irreversibile default.
Ed a quel punto i milioni di lavoratori salariati e di pensionati che credono nelle virtù salvifiche di chi 2 svolge da sempre un ruolo di intermediazione burocratica tra la società reale e la sfera politica si dovranno per forza svegliare da un sonno durato decenni. Un sonno fatto di continue illusioni, alimentate dalla miopia economica di tanti personaggi i quali continuano a spendersi la truffa di una crescita compatibile con uno Stato, a tutti i livelli, sempre più interventista. Ma, ahinoi, è assai probabile che quando arriverà questo risveglio la situazione generale del Paese sarà irrimediabilmente compromessa. Staremo a vedere.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:31