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"Medice, curat te ipsum". Lo dice Gesù nel Vangelo di Luca. E mai come adesso nel nostro paese la frase si carica di un significato politico preciso. È in queste ore, infatti, che dopo l'arresto del maggiordomo del Papa esplode in tutta evidenza il caso di un Vaticano dilaniato da lotte interne furibonde.

La Chiesa, che non si è ancora ripresa dallo scandalo mondiale della pedofilia, è finita in una bufera in cui ruotano in maniera incontrollabile ed impazzita pezzi di Curia, brandelli di burocrazie vaticane, cardinali conservatori, prelati progressisti e, soprattutto, l'intera categoria dei vescovi e delle gerarchie ecclesiastiche italiane. Sempre in queste ore, in cui la Cattedra di San Pietro è investita da un turbine che rischia di spiantarla o, quanto meno, di sporcarla ed offuscarla nei modi più sconci, viene presentato il manifesto in cui alcuni rispettabili e qualificati esponenti del mondo della politica, del lavoro e della produzione si presentano al paese come portatori di «una buona politica per tornare a crescere» in nome della comune matrice cattolica.

Ha un senso collegare lo sconquasso morale prima ancora che organizzativo del Vaticano e la lotta fratricida che si consuma all'interno del clero italiano con il manifesto di "Todi 2" in cui i cattolici di spicco del nostro paese si pongono come unica classe dirigente in grado di portare la società italiana fuori della crisi? Purtroppo il senso c'è. Ed è quello, netto ed inesorabile, che nega la possibilità a chi poggia la propria legittimità politica e morale in una istituzione in profonda crisi morale e politica di presentarsi come l'unica classe dirigente in grado di far uscire l'Italia dal vortice di un degrado che è anch'esso di natura politica e morale. "Todi 2", in sostanza, prima ancora di candidarsi in nome dei propri valori religiosi di riferimento ad unica ancora di salvezza del paese, dovrebbe preoccuparsi di mettere in opera l'insegnamento evangelico e promuovere una azione di risanamento politico e morale dell'istituzione che da duemila anni rappresenta e simbolizza quei valori. Insomma, «Cattolici , curate voi stessi!». Perché solo dopo aver dimostrato di poter esercitare una qualche funzione salvifica all'interno della Chiesa italiana che incide sugli equilibri interni della Santa Sede, i cattolici possono rivendicare il diritto di presentarsi come l'unica classe dirigente in grado di indicare una via di salvezza alla società italiana. Questa considerazione non vuole significare una bocciatura preventiva all'insegna del laicismo fondamentalista dell'iniziativa portata avanti dai ministri Passera, Riccardi ed Ornaghi, dal segretario della Cisl Bonanni e dai rappresentanti delle Acli, della Coldiretti, della Confartigianato, della Compagnia delle Opere e della Confcooperative. C'è poco da bocciare. E non c'è nulla su cui laicisticamente esultare per la partenza in salita di "Todi 2". C'è, semmai, da rilevare che nel nostro paese diventa sempre più drammatico il problema del ricambio dell'attuale classe dirigente. Chi pensava che il ricambio potette essere assicurato dai tecnici, dai sindacalisti e dall'associazionismo di matrice cattolica deve prendere atto che la sua era una tragica illusione. 

Se il Vaticano va a fuoco per l'autocombustione della Chiesa italiana non possono essere di certo i cattolici nostrani a presentarsi come i pompieri della crisi nazionale. E se, dopo aver registrato il fallimento della classe dirigente di destra e di sinistra, si deve anche  scoprire che l'alternativa del mondo cattolico diventa impraticabile, il futuro  diventa definitivamente oscuro. Se vengono meno anche gli ultimi "santi a cui votarsi", siamo definitivamente rovinati.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:22