Germania ed euro, divorzio in vista?

Ma chi l'ha detto che l'euro fa male solo al Sud d'Europa? Certo, il grido mussoliniano «spezzeremo le reni alla Grecia!» sta funzionando benissimo per abbattere il Partenone di Atene a... cannonate di carta! 

Proprio a causa della moneta unica (alla quale, però, non corrisponde un "unico" governo federale europeo, al contrario degli Usa!), Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e, forse, prossimamente, la Francia, sono oggi intrappolate nelle sabbie mobili di mali epocali, quali recessione, bolla immobiliare, rischio di fallimento delle banche nazionali, forte instabilità sociale. L'unico salvataggio possibile per i Paesi mediterranei dell'Ue potrebbe venire solo dalla florida Germania, soltanto se i suoi elettori (spregiativamente definiti "bottegai") si faranno carico della responsabilità di stabilizzare i debiti sovrani dei paesi membri in difficoltà, autorizzando la Bce (previa riforma dei trattati relativi!) a emettere i famosi "eurobond". 

Però, ammettiamo di aver così sistemato, grazie ai famosi firewall (lett. "barriere antifuoco"), il conto con la speculazione finanziaria internazionale e messo in salvo i debiti sovrani dell'eurozona sotto attacco: a questo punto, la crescita reale (più impresa, investimenti di privati, più ricerca, etc...) dei Pil nazionali come si rilancia?

Forse, come vorrebbero molti, obbligando Berlino a un secondo salasso, attraverso l'azzeramento dei suoi attuali, notevoli attivi nella bilancia commerciale, grazie all'aumento proporzionale di beni importati dagli altri Paesi dell'Unione? 

Ma siamo davvero sicuri che i consumatori tedeschi acquisterebbero prodotti di qualità più scadente, rispetto alla loro, solo per farci un favore? 

C'è da dubitarne. Anche un bambino capirebbe che, a quel punto, potrebbe proprio essere proprio la Germania a dire "Ciao euro!", riadottando - senza subire praticamente nessun contraccolpo - il suo amatissimo marco! E agli altri che cosa succederebbe? Nulla, direi, se tutti, "contemporaneamente", decidessero a loro volta il ritorno alle rispettive monete nazionali. 

Nella fase di transizione, una soluzione di medio periodo potrebbe essere quella di ripristinare il famoso "Serpente monetario", nel quale potrebbe rientrare a far parte persino la sterlina inglese.

L'altra alternativa, vista l'insofferenza delle pubbliche opinioni dei Paesi europei "a rischio" di default, sarebbe quella di indire altrettanti referendum nazionali, chiedendo agli elettori di approvare con il loro voto il nuovo  Trattato sul "Fiscal compact".

Ecco, questa grande battaglia, ad esempio, potrebbe rappresentare il vessillo del futuro centro-destra -oggi, terremotato a seguito dei responsi elettorali delle recenti  amministrative- per un recupero dei consensi. Tolte le ali più conservatrici (ex An, per esempio) del Pdl, e trovata l'alternativa di vertice, per guidare la necessaria fase di transizione, al suo interno esistono personalità "storiche" (quali Claudio Scajola e Beppe Pisanu, solo per fare alcuni esempi) che hanno già dato forti segnali di differenziazione politica, nel tentativo di introdurre un dibattito aperto sulla nuova forma di "constituency" del Partito. Farebbero bene, però, quegli stessi esponenti ad interrogarsi fino fondo sul successo del Movimento di Grillo, ripartendo dal 1994, quando ancora non era stato nemmeno depositato il simbolo di Forza Italia. 

Ovvero: se i grillini, come in effetti sono,  rappresentano un elemento "fluido" -e, quindi, instabile-, perfettamente diluito nei blog e disseminato nella rete, il suo contraltare potrebbe essere la stessa cosa (per quanto riguarda la scelta delle élite), ma con un ben più forte principio di stabilizzazione, ai fini della democraticità della leadership e della rappresentanza parlamentare. 

Berlusconi, infatti, ha ancora una macchina mediatica spettacolare, per selezionare "dal basso" personale reclutato direttamente dalla società civile (attraverso operazioni, ad es., di filtraggio dei candidati con strumenti raffinati di "public speaking" e di concorso di idee, per il rilancio sociale, economico e politico dell'Azienda Italia), senza nessun legame di appartenenza con consorterie, gruppi di potere, etc., che hanno fin qui distinto i meccanismi di cooptazione di "tutti" i Partiti italiani, ai fini della conduzione della cosa pubblica. Scommettiamo che funzionerebbe?

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:30