Ma chi ha paura nel Pdl dei puri e dei duri che sotto la guida
della Santanchè e della Brambilla dovrebbero dare vita ad una
falange di berlusconiani di stretta osservanza in occasione della
prossima tornata elettorale? La risposta è semplice.
Ad avere paura dei puri e dei duri guidati dalle impure ma
battagliere erinni del berlusconismo intransigente sono solo quelli
affetti dalla cosiddetta sindrome del cortigiano. Cioè quelli che
hanno vissuto e vivono il loro impegno nella vita pubblica come lo
interpretavano i cortigiani di Luigi XIV impegnati allo spasimo nel
rimanere ad ogni costo dentro la cerchia dei nobili di cui si
circondava il Re Sole. Questi cortigiani sapevano che le proprie
fortune dipendevano esclusivamente dalla distanza che li separava
dal sovrano. Non dalla capacità, dalla competenza, dall'impegno per
le sorti dello stato. Solo dal rapporto personale che riuscivano a
stabilire con Luigi XIV. E non solo accettavano di buon grado di
vivere di luce riflessa ma si dedicavano esclusivamente al compito
di compiacere sempre e comunque il sovrano per non finire mai nel
cono d'ombra.
Chi teme la lista dei pretoriani berlusconiani guidati dalla Santanchè e dalla Brambilla, dunque, non è mosso da motivazioni politiche ma solo personali. Teme di finire nel cono d'ombra. E di essere costretto, per conservare il ruolo fino ad ora mantenuto in Parlamento, a misurarsi su quel terreno politico che continua ad essere per lui ostico, ostile, totalmente sconosciuto.
Chi ha una qualche dimestichezza con i problemi e le necessità dell'impegno politico, invece, anche se ha ha usufruito dei vantaggi della luce riflessa, ha meno preoccupazioni di chi è affetto dalla sindrome da cortigiano. Intanto perché sa bene che l'ipotesi della lista delle erinni (o se vogliano, delle Valchirie) potrebbe concretizzarsi solo se la legge elettorale venisse cambiata e si dovesse tornare dal sistema bipolare a quello proporzionale senza sbarramento o con sbarramento basso. Inoltre dovrebbe aver capito nel corso degli ultimi mesi che per la propria sopravvivenza sulla scena pubblica non può più puntare solo ed esclusivamente sulla benevolenza del Cavaliere Sole ma deve tornare (o incominciare) a preoccuparsi di stabilire un qualche rapporto con gli elettori convincendone il maggior numero possibile di avere le idee e la capacità per rappresentarli al meglio in Parlamento. Paradossalmente, allora, chi non è affetto dalla sindrome di cui sopra dovrebbe addirittura rallegrarsi di fronte all'ipotesi di una lista di berlusconiani duri e puri guidata dalle fedelissime del Capo. Perché una lista del genere avrebbe come effetto principale quello di costringere i non cortigiani a venire allo scoperto e dare vita a forme di aggregazione politica fondate non sugli interessi personali o su quelli di gruppo ma anche e soprattutto sui progetti, sui programmi e sui valori.
In questa chiave, sempre che si vada ad una riforma elettorale in chiave proporzionalista (il che sembra sempre più complicato), non va affatto demonizzata l'ipotesi della nascita della lista Santanché-Brambilla. Anzi, andrebbe favorita, alimentata, sostenuta. Perché aiuterebbe a svegliare una volta per tutte le coscienze addormentate del centro destra costringendole ad assumersi le proprie responsabilità troppo spesso scaricate sulle spalle del solo Berlusconi. Nella prospettiva della confederazione, del rassemblement, dunque, tutto si tiene. Anche la lista dei "bulli e pupe"!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:22