Il Pdl non può più dipendere dal Cav

Non sarà rifiutando di partecipare ai prossimi vertici con Bersani e Casini che Angelino Alfano riuscirà a recuperare il consenso perso dal Pdl. E non sarà neppure passando da un appoggio pieno a uno esterno al governo di Mario Monti che il partito fondato a suo tempo da Silvio Berlusconi potrà riconquistare gli elettori che non sono andati a votare per delusione e rabbia o hanno scelto di protestare sostenendo i candidati delle forze antisistema.

Qualcuno sostiene che se i dirigenti del Pdl vogliono tornare, se non a vincere, almeno a contare qualcosa, non debbono far altro che parafrasare la famosa scritta "aridatece er puzzone" apparsa nel primissimo dopoguerra sui muri di Roma e mettersi a gridare in coro "aridatece er Cavaliere"! Come dire che se non ci pensa a Berlusconi a riportare all'ovile i milioni di pecorelle smarrite nella protesta e nell'astensione, il Pdl può tranquillamente chiudere i battenti e rinunciare a qualsiasi altra competizione elettorale. Altro che pensare alle elezioni politiche ad ottobre! Di questo passo, cioè senza un qualche intervento salvifico del Fondatore, andare al voto in autunno significherebbe per il partito del centro destra puntare alla propria dissoluzione definitiva.

Tanto vale, allora, aspettare la scadenza naturale e sperare che nel frattempo il Cavaliere abbia la voglia e la fantasia per riscendere in campo con qualche trovata geniale e tornare a fare quei miracoli a cui ha abituato un partito che da solo sa recitare le preghiere affinché ritorni a sciogliersi il sangue di San Gennaro da Arcore. Ma fino a quando il Cavaliere potrà continuare a fare i miracoli e nascondere la realtà di un partito che senza di lui non ha un progetto, una idea, una identità, una prospettiva?

Il voto di domenica può anche essere esorcizzato dicendo le novene propiziatorie a San Silvio. Ma pone i dirigenti del Pdl di fronte ad una realtà dura e brutale. Quella di non poter contare all'infinito su Berlusconi e di dover incominciare a supplire al declino della leadership del Cavaliere con progetti, idee, identità e prospettive in grado di rispecchiare le aspettative del popolo di centro destra. Il tempo, per il Pdl, è fin troppo ridotto. Perché un anno di campagna elettorale (sempre che non sia Bersani a puntare alle elezioni ad ottobre) passa in fretta. E nello spazio lasciato libero dall'evanescenza piediellina si possono inserire rapidamente forze capaci di dare speranza e certezza ad un elettorato che si è sentito abbandonato. 

Nessuno, ovviamente, pretende che il Pdl si trasformi di colpo in un emulo del Partito Repubblicano americano. Ma ci si deve almeno aspettare che incominci a creare una squadra di nomi affidabili e di facce credibili, cioè di gente in grado di saper creare un rapporto con gli elettori del centro destra in maniera autonoma e senza il bisogno del supporto del Cavaliere. E' proprio tanto difficile trovare gente seria, capace, meritevole e pulita? O bisogna incominciare a credere, anche alla luce di quanto è avvenuto alle amministrative di domenica, che il gruppo dirigente del Pdl punta sistematicamente sugli impresentabili, sugli incapaci e sugli imbroglioni per il timore di poter essere scalzati da quelli più bravi?

Il sospetto è forte. Per smentirlo i dirigenti più accorti del Pdl non hanno che un mezzo: rottamare i vecchi ed i giovani inadeguati. Prima che gli inadeguati rottamino loro e l'intero partito rendendo inutile anche un eventuale miracolo di Berlusconi!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:33