Se l'antipolitica cresce ancora

Dato in forte crescita da tutti i sondaggi, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo sta chiaramente approfittando della crisi attuale che, come nel '92, sta letteralmente devastando la già scarsa credibilità dei partiti politici. E da questo punto di vista i grillini possono essere identificati come il termometro che registra il febbrone del nostro sistema democratico, non certamente la soluzione.

O almeno, una soluzione praticabile per riportare in carreggiata un Paese sostanzialmente deragliato. In via preliminare la nostra economia avrebbe bisogno, come molti liberali sostengono da tempo, di ricette che il populismo e la demagogia incarnata dal comico ligure non sono minimamente in grado di recepire in forma coerente e compiuta. Ma dato che la vitale priorità di restringere il perimetro dello Stato, con il conseguente abbattimento della spesa e delle tasse, non ha finora trovato in Parlamento alcun serio interprete, l'antipolitica a tutto campo dei grillini rischia veramente di far saltare il banco. Un'antipolitica che, pur avendo il suo maggior radicamento presso l'area culturale della sinistra, tuttavia pesca in modo abbastanza trasversale in un ampio ventaglio di settori sociali.

Tant'è che, ed in questo occorre sottolineare una certa abilità politica del loro leader, lo stesso movimento sta efficamente cavalcando la protesta contro le tasse e l'euro; tematica tradizionalmente vicina ai ceti moderati della piccola impresa e del lavoro autonomo. Ciò segnala, per l'appunto, l'intenzione dei grillini di abbracciare un amplissimo ventaglio di protesta, soprattutto in un momento in cui la politica tradizionale, sebbene ammantata di tecnicismo, non sembra riuscire a dare alcuna risposta concreta ad una Italia in crescente difficoltà. 

Detto ciò, non possiamo però ragionevolmente considerare accettabile la confusa ricetta portata avanti, oramai da qualche anno, dallo show man genovese. Una ricetta che, in estrema sintesi, prevede la sostituzione in blocco dell'attuale classe politica, giudicata responsabile di tutti i mali del Paese, con una schiera di persone comuni provenienti dalla società civile. Tutto questo, partendo al presupposto molto qualunquista, secondo il quale esisterebbe una sostanziale dicotomia tra il potere corrotto e il popolo oppresso e sfruttato, naturalmente retto e probo.

Da qui l'idea di partire dal basso per ottenere una completa rigenerazione della sfera politica, consentendo di far entrare nella stanza dei bottoni l'incontaminata virtù della gente comune. Quindi nessuna critica di sistema, nessun progetto politico realmente alternativo emerge dal Movimento 5 Stelle, ma solo la concretizzazione di un pensiero da sempre molto comune nei discorsi da bar, in cui ognuno pensa di poter risolvere un certo problema a colpi di rettitudine e buona volontà.

E sebbene chi si occupi di osservare le nostre dinamiche politiche sa bene che per cambiare le cose in questo disgraziato paese occorrerebbe adottare con enorme coraggio molte scelte impopolari, è assai probabile che al grande pubblico la riproposizione grillesca degli umili al potere possa suscitare un certo fascino. Anche perchè, credendo di aver sperimentato tutte le ricette politiche possibili (sebbene quella liberale si sia rivelata una bufala), soprattutto dopo la doccia fredda del governo dei tecnici, per molti il populismo qualunquista di Beppe Grillo potrebbe realmente apparire come l'ultima spiaggia. Staremo a vedere.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:30