Ospite di Lilli Gruber mercoledì scorso, Pier Ferdinando Casini ha annunciato la nascita, certamente dopo le elezioni amministrative di maggio, del Partito della Nazione. Trattasi dell'ennesima versione, secondo quando dichiarato dal leader dell'Udc, di un partito «tutto nuovo», in cui far convergere dentro un grande contenitore Terzo Polo, spezzoni di transfughi di altre parrocchie e, soprattutto, un buon numero di tecnici attualmente al governo.
Ora, a parte il sempre sospetto "nuovismo", principalmente quando viene portato avanti da vecchi volponi della politica professionista, mi ha molto negativamente colpito una dichiarazione di sostanza espressa dallo stesso Casini nel corso dell'incontro. Avendo in precedenza dichiarato, in merito ad una domanda sul fenomeno Grillo, la sua avversione per il populismo e la demagogia del popolare comico ligure, egli ha tenuto a precisare che «l'unico antidoto contro una tale deriva è quello di migliorare la politica». Tuttavia, successivamente, interpellato sull'eccesso di fiscalità, il nostro ha tirato fuori dal suo logoro cilindro un argomento degno di un sinistro arruffapopoli. A suo parere, infatti, non sarebbe possibile abbassare il livello dell'attuale tassazione a causa della nostra elevata evasione. E lo ha detto, cercando di glissare le stringenti argomentazioni dell'altro ospite della serata, l'opinionista Stefano Folli il quale, invece, ha cercato di spiegare al leader centrista che la tensione esistente nel sistema tra alta spesa pubblica, altà fiscalità ed economia in recessione non può che portare al disastro, in assenza di provvedimenti presi nella giusta direzione. Ciononostante, l'autoincoronatosi re dei moderati ha proseguito su una linea totalmente concorde con l'azione dell'esecutivo Monti, giustificandone gli evidenti eccessi tributari con argomentazioni che una volta erano, almeno nella forma, monopolio della sinistra più retriva.
Certo, si capisce che per Casini il vero obiettivo è quello di arruolare nel suo "nuovo" partito la maggior parte del professorame che occupa la stanza dei bottoni, e che per farlo deve assolutamente esaltarne le virtù salvifiche sul piano dell'azione di governo.
Dunque, il suo prendere in prestito il vecchio sillogismo dalemiano "del pagare tutti per pagare meno" appare a chi conosce i giochi dialettici di questa gente assolutamente strumentale al suo progetto strategico. Tuttavia, data la grave situazione che vive il paese, in cui non è affatto scontato un catastrofico fallimento, non si può continuare ad ingannare il popolo con argomentazioni palesemente infondate e, per questo, molto perniciose dal punto di vista di una chiara consapevolezza nazionale circa le cose effettivamente da fare.
In particolare, nell'ambito di un sistema pubblico che controlla il 54% del reddito nazionale - una percentuale assolutamente insostenibile ovunque - appare da veri irresponsabili puntare il dito su chi si presume riesca a sfuggire alla conseguente, folle fiscalità, anzichè battersi fino all'ultimo uomo per ridurre drasticamente una spesa pubblica che sta mandando in bancarotta il paese. Una spesa pubblica la quale, stando così le cose, rappresenta anche per il buon Casini, così come per la stragrande maggioranza dei nostri politici di professione, quel ricco tesoretto da spendere e spandere in cambio di consensi. Ma per rinverdire questa infausta tendenza, onorevole Casini, non è affatto necessario fondare un "nuovo" partito. Sono più che sufficienti quelli attuali, il suo compreso. Povera Italia!
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:36