Non è un complotto, è

Ha perfettamente ragione Roberto Maroni quando sostiene che non esiste alcun complotto contro la Lega Nord. 

Certo, può anche insospettire che improvvisamente e contemporaneamente sei o sette Procure italiane stiano meticolosamente passando al setaccio giudiziario i conti del Carroccio. Ed in un paese in cui ognuno è un po' contaminato da un certo tipo di cultura gesuitica, è davvero molto facile convincersi che il sospetto sia l'anticamera della verità. 

Ma Maroni deve essersi liberato dell'eredità del cardinale Ballarmino. Ed invece di dare credito al complotto ha più ragionevolmente pensato che l'accanimento giudiziario sia il frutto del solito fenomeno dell'emulazione tra le Procure. E, soprattutto, ha colto al volo l'occasione offerta dalla vicenda per accelerare i tempi di quella conquista della leadership della Lega che senza la possibilità di agitare la scopa salvifica della pulizia morale avrebbe richiesto tempi più lunghi.

Ma l'esclusione del complotto giudiziario e la consapevolezza che Maroni stia intelligentemente sfruttando la situazione per giocare la sua partita non esclude affatto che sul caso Lega si stia consumando una operazione che non ha nulla a che spartire con la gestione opaca dei finanziamenti pubblici al Carroccio. 

Una operazione che in tempi passati si sarebbe definita di "disinformatia". E che nel tempo presente può essere tranquillamente indicata come un evidente e clamoroso caso di imbroglio mediatico ai danni dell'opinione pubblica del paese. 

Come definire altrimenti, infatti, la constatazione che tutti i grandi media nazionali dedicano la loro massima attenzione alle indagini della magistratura sui conti della Lega denunciando con grande clamore ed indignazione che Umberto Bossi avrebbe usato i soldi del finanziamento pubblico per pagare due multe stradali del figlio, 1.500 euro di fattura del dentista, 779 euro di assicurazione e 4.000 euro di lavori di impermeabilizzazione del terrazzo di casa? 

Esiste un nesso tra tanta indignazione, tanto clamore e la risibile entità delle presunte dissipazioni di pubblico denaro del Senatùr e dei vertici della Lega?

Maroni dice giustamente che bisogna fare comunque pulizia. 

Ma è fin troppo evidente che esiste una gigantesca sproporzione tra l'entità delle scorrettezze amministrative leghiste e le vesti stracciate dei grandi media per la questione morale che avrebbe coinvolto Bossi.

Qual è la ragione di questa incredibile e smaccata sproporzione? La risposta è nello spread che sale, nella riforma fasulla del lavoro, nella conferma della sfiducia dei mercati nei confronti dell'economia italiana e nella fine della luna di miele tra il governo tecnico ed il paese per l'evidente dimostrazione che la cura Monti serve solo a moltiplicare i disagi ed i sacrifici ed a cancellare qualsiasi speranza di ripresa.

Sollevare la questione morale ai danni della Lega con il maggiore clamore possibile, quindi, significa distogliere l'attenzione degli italiani dal problema reale, che è quello del sostanziale fallimento del governo tecnico dell'emergenza, per indirizzarla verso il problema fittizio del dentista di Bossi.

Chi lo fa consapevolmente si assume una grande responsabilità. La "disinformatia" alla lunga si paga. E già da adesso si può tranquillamente prevedere che quando il polverone si depositerà a terra non mancheranno quanti chiederanno conto ai "disinformatori" dei loro sforzi per imbrogliare il paese. Chi lo fa in buona fede si affretti ad aprire gli occhi. Perché il problema vero non è sapere che con i soldi della Lega Bossi pagava il dentista ma rendersi conto che se Monti non si affretta a cambiare la cura il "malato Italia" è condannato.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:30