Quell'inutile ritorno al passato

I partiti che hanno dominato nella Seconda Repubblica tendono a sfaldarsi e la progressiva frantumazione provoca l'esigenza di nuove aggregazioni. 

Da una costola del Pdl è uscita recentemente la formazione dei "Riformisti Italiani" che, come dall'appello lanciato nel corso dell'assemblea nazionale dalla sua presidente Stefania Craxi, si propone in primo luogo di riaggregare gli esponenti e le componenti socialiste sparse nei diversi versanti politici nazionali e, successivamente, arricchire il nucleo socialista con i diversi spezzoni del mondo laico e liberale sopravvissuti alla stagione del bipolarismo forzato.

Il fenomeno è destinato a crescere. Ed a riguardare l'intero quadro politico nazionale. Più cresce la sfiducia nei confronti delle principali forze della passata stagione politica ed aumenta la preoccupazione per un futuro dominato dal rischi di grandi tensioni sociali, più si avverte la necessità di trovare punti di riferimento certi, stabili, rassicuranti. E che c'è di più certo, stabile e rassicurante delle vecchie identità politiche e culturali del passato che erano state cancellate dalla scolorina bipolare della Seconda Repubblica?

Di qui la spinta alle riaggregazioni all'insegna dell'"heri dicebamus". I socialisti si riuniscono ai socialisti, i laici repubblicani ai laici repubblicani, i liberali al liberali e via di seguito. Fino, ovviamente, a vedere i democristiani che ricompongono sotto nome diverso la Dc (è il tentativo di Pierferdinando Casini) ed i comunisti che escono dall'equivoco di un Partito Democratico dall'identità mai definita per ritrovare la strada dell'unità della sinistra attorno al neofrontismo della Cgil. Se questa è la strada che i delusi dei partiti maggiori intendo prendere per arrivare preparati alle elezioni del 2013, va detto senza esitazione alcuna che questa strada non porta da nessuna parte. 

Nella politica italiana i "revenant" non hanno mai avuto successo. Dopo i venti anni di regime fascista fiorirono i tentativi di far rivivere i partiti che avevano dominato l'Italia liberale. Ma il tentativo di ridare vita ai morti non ebbe alcun successo. 

Non solo perché nel frattempo la società era cambiata in maniera profonda e radicale ed il ricordo dei vecchi personaggi dell'epoca passata si era affievolito o disperso del tutto. 

Ma soprattutto perché i nostalgici delle vecchie aggregazioni si ritrovavano, non per portare avanti un progetto politico capace di interpretare le esigenze del nuovo tempo e della nuova società, ma solo per riconquistare un ruolo nel panorama politico italiano sulla base dei rispettivi blasoni. 

Il pericolo che grava sui nuovi "revenant" è lo stesso che portò al fallimento i vecchi. 

Non sarà facile conquistare il consenso degli italiani limitandosi a sventolare le vecchie bandiere tolte dalle bacheche museali dove erano state collocate. 

Bisognerà avanzare proposte caratterizzate non dalle rielaborazione delle tradizioni politiche e culturali di un passato nobile e inattuale, ma dalla indicazione concreta di come si vuole far uscire il paese dalla crisi proiettandolo verso un futuro migliore e più rassicurante.

Il ruolo, in sostanza, bisognerà conquistarlo con la forza delle idee. 

Non ereditarlo sulla base delle antiche sigle!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:05