I podcast di Liber@mente

Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società

a cura di Sandro Scoppa

16/2025 – Tasse E Potere: La Tirannia Silenziosa.

Parlare di “tirannia fiscale” può sembrare un eccesso retorico. Eppure, come ha sottolineato l’economista francese Pascal Salin, il termine è tutt’altro che esagerato. Un tiranno è colui che non rispetta i diritti altrui, in particolare quelli di proprietà. La tassazione, nella sua essenza, è un pagamento imposto con la forza. Non si tratta di uno scambio volontario come avviene nel mercato, dove ognuno paga in base a ciò che riceve. Con l’imposta, invece, lo Stato preleva risorse indipendentemente dai benefici individuali, rivendicando di agire per l’interesse generale.

Se si guarda da questa prospettiva, il fisco non appare più come il prezzo di beni pubblici, bensì come una sottrazione obbligatoria che mina gli incentivi produttivi. Ogni azione nasce dall’aspettativa di un vantaggio futuro, ma se i frutti vengono sottratti dal prelievo fiscale, la spinta a lavorare, innovare, risparmiare e investire si indebolisce. E il problema si aggrava perché lo Stato fornisce beni apparentemente gratuiti: se le prestazioni sono assicurate indipendentemente dall’impegno personale, molti rinunciano a migliorarsi.

C’è poi l’instabilità delle regole. Governi e parlamenti possono cambiare in qualsiasi momento aliquote e norme, creando un rischio imprevedibile che paralizza le decisioni. In nome della stabilità, lo Stato genera instabilità.

La tassazione colpisce inoltre lo scambio. Poiché grava soprattutto sulle attività di mercato, induce molti a produrre da sé ciò che altri farebbero meglio. Così si riduce la specializzazione, che è la vera fonte della prosperità. È il paradosso fiscale: penalizzare proprio ciò che rende ricca una società.

Un’altra caratteristica è l’opacità. Non è mai chiaro chi sopporta davvero il peso delle imposte. I contributi a carico delle imprese finiscono per ridurre i salari, mentre l’Iva viene scaricata sui consumatori. Alla fine, le tasse ricadono sempre sugli individui, ma in modi nascosti e difficili da decifrare.

A tutto questo si somma lo spreco. I sistemi fiscali complessi costringono cittadini e imprese a spendere tempo e denaro per rispettare obblighi intricati, prevedere nuove norme, pianificare investimenti in funzione delle imposte e non del loro rendimento. Anche lo Stato disperde risorse per alimentare una macchina costosa e inefficiente.

Infine, la tassazione è ingiusta per natura. È un attacco diretto ai diritti di proprietà, che sono la base della libertà individuale. Il fatto che sia votata democraticamente non la rende legittima: una maggioranza può sempre decidere di spogliare una minoranza. La progressività ne è l’esempio più evidente: priva di fondamento etico, serve solo a mascherare la spoliazione con la retorica della redistribuzione.

Il bilancio che ne deriva è netto. Il fisco si mostra destabilizzante, opaco, inefficiente e iniquo. Per questo, ha evidenziato il medesimo Salin, non si tratta di limare qualche aliquota, è invece necessario ridurre drasticamente il peso delle imposte e sostituire quante più funzioni pubbliche con libere decisioni private. Solo così sarà possibile alleggerire, e forse un giorno eliminare, quella che merita senza esitazione il nome di tirannia fiscale.

Aggiornato il 30 ottobre 2025 alle ore 09:27