Bene l’Italia nell’indice 2025 sui diritti di proprietà intellettuale

La Property Rights Alliance (Pra) nei giorni scorsi ha presentato al Parlamento europeo la diciannovesima edizione dell’International Property Rights Index (Ipri), l’unico indice comparativo che misura e classifica la protezione dei diritti di proprietà fisica e intellettuale. Si tratta di un settore fondamentale, dato che i brevetti e i diritti di proprietà sono un cardine dell’economia internazionale. In sostanza, se si brevetta una innovazione tecnologica e in un’altra nazione la copiano, oppure se si scrive una canzone, e la copiano con un altro titolo e parole, siamo di fronte a una lesione dei diritti e soprattutto a un ritorno all’anarchia e alla sopraffazione, intese come la negazione dei princìpi liberali che sottendono al libero mercato. A proposito di diritto internazionale, la Cina ha di recente perso un contenzioso con la Ue, presso la World Trade Organization di Ginevra.

Il Property Rights Alliance è una risorsa per Governi e industrie di tutto il mondo. Nel 2025, Pra ha collaborato con 133 think tank di 72 Paesi, sottolineando la rilevanza globale dei diritti di proprietà per lo sviluppo economico e il rafforzamento delle istituzioni liberal-democratiche. L’Ipri rappresenta il 93 per cento della popolazione mondiale e il 98 per cento del Pil globale. L’indice 2025 è stato redatto da Sary Levy Carciente, economista di fama mondiale e consulente economico del premio Nobel per la Pace María Corina Machado, che si spera possa presto guidare la resurrezione della legalità, dei diritti umani, della democrazia e del progresso economico in una nazione martirizzata dal chavismo socialista, un mix inquietante tra socialismo e la giunta argentina di Jorge Videla.

Con la recente sconfitta di Evo Morales in Bolivia si può anche sperare nella fine della pesante penetrazione politico-economica cinese in America latina. A queste buone notizie se ne affianca un’altra. La presentazione dell’indice Ipri 2025 al Parlamento europeo ha visto un significativo miglioramento per l’Italia che, dopo anni di declino, è migliorata di undici posizioni, passando dalla 36ª posizione del 2024 alla 25ª a livello mondiale nel 2025. Rispetto alla tutela dei diritti di proprietà, l’Italia balza dalla 61ª posizione del 2024 alla 15ª posizione nel 2025. Inoltre, si registra anche un importante miglioramento nella stabilità politica, con un passaggio dalla 40ª alla 34ª posizione. L’unica variazione negativa riguarda un lieve calo (-0,0022) nel sottoindice dedicato alla proprietà intellettuale. Tuttavia, si registra un miglioramento nella tutela dei marchi, in cui l’Italia si posiziona terza al mondo e seconda in Europa.

“I diritti di proprietà rimangono uno dei pilastri fondamentali per mantenere una società libera e prospera”, dichiara Lorenzo Montanari, direttore esecutivo di Pra, “con questo risultato l’Italia entra nella Top 25 mondiale con un punteggio di 6,952, ben al di sopra della media globale Ipri 2025.Questo posizionamento apre prospettive interessanti per il governo Italiano e per gli investitori esteri, confermando l’Italia come un naturale hub dell’innovazione, capace di attrarre investimenti in ricerca, sviluppo e tecnologie avanzate, in un contesto sempre più favorevole all’iniziativa privata e alla crescita economica”. Un’altra nota positiva è la seguente: la presentazione ufficiale dell’Indice è stata organizzata dalla Vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, con la partecipazione dell’europarlamentare Stefano Cavedagna (FdI/Ecr), e i think tank New Direction, Sme Connect, Ecipe ed Epic, con Lorenzo Montanari di Pra. Pina Picierno è una politica e una persona libera perché liberale, e liberale perché libera. In un Pd che vede la segretaria del partito “ostinarsi a spacciare per progressisti Giuseppe Conte e Marco Travaglio, che con la sinistra democratica ed europeista non hanno nulla a che fare”, Pina Picierno è una dei pochi politici di sinistra che – comunque la si pensi – tengono la barra della sinistra italiana verso la cultura lib-lab blairiana, per un socialismo che non sia una chiesa dottrinale e non vada alla deriva verso una nostalgia leninista-stalinista e la simpatia per i loro infausti epigoni. In coda all’Index Ipri si confermano Yemen, Venezuela e Haiti.

Aggiornato il 24 ottobre 2025 alle ore 11:14