Legge di stabilità: il metodo Giorgetti

Una volta l’assalto alla diligenza alla legge di bilancio era appannaggio dei partiti politici minori, dei singoli parlamentari, e delle lobby corporative. Era il momento magico per i partitini e per i cosiddetti peones di cercare di ritagliarsi una fetta della spesa pubblica per alimentare le proprie clientele. Per le lobby quello di ottenere sempre più rendite di posizione. Con Giancarlo Giorgetti è finita, finalmente, una lunga stagione in cui la spesa pubblica era strumento per accaparrarsi il consenso politico attraverso l’elargizione di provvidenze pubbliche. Le maggiori organizzazioni rappresentative delle imprese: piccole, medie e grandi, chiedevano ai Governi maggiore rigore sui conti pubblici funzionali all’obiettivo di contenere le spese correnti improduttive così da poter alleggerire il carico fiscale e contributivo. L’attuale governance della più importante organizzazione dei datori di lavoro italiana, lamenta l’eccessiva prudenza del dicastero dell’economia nell’indirizzare le poche risorse disponibili verso il sostegno alle imprese per favorire gli investimenti. Per Emanuele Orsini “il debito e la priorità, ma la crescita è necessaria”.

In sostanza, per il presidente di Confindustria, le poche risorse disponibili della legge finanziaria dovevano essere orientate verso le imprese che creano sviluppo e occupazione. Trascurando le esigenze del potere d’acquisto del ceto medio che è il maggiore contributore dell’erario dello Stato. Il rigore deve valere per gli altri contribuenti mentre è opportuna una maggiore flessibilità per loro esigenze. Eppure, il rigore nella gestione delle finanze pubbliche dell’esecutivo ha ridotto lo spread e quindi il costo del denaro per le imprese. Siamo convinti che le imprese siano il fulcro dell’economia nazionale e che le stesse debbano essere messe in condizioni di poter operare nelle migliori condizioni possibili. Piuttosto che chiedere agevolazioni fiscali, tra l’altro ottenute con il ripristino del iper ammortamento e dei crediti d’imposta sugli investimenti, dovrebbero fare pressioni per far eliminare quei lacci e laccioli che ostacolano le iniziative imprenditoriali, e che incidono sul conto economico delle aziende e fanno perdere competitività rispetto ai diretti competitor internazionali. Meno adempimenti, meno costi ma anche meno privilegi. Le scelte prudenti di politiche di bilancio operate dall’esecutivo di centrodestra, con la regia del ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, hanno consentito al Governo di varare un progetto di legge di stabilità soft dell’ammontare complessivo di 18 miliardi di euro. Se c’è un appunto da fare al titolare del dicastero dell’economia sulla legge di stabilità, è il ricorso ancora una volta, sebbene in percentuale minore alle maggiori entrate fiscali, per consentire che il deficit-Pil rientri, con un anno di anticipo entro il 3 per cento così come previsto dai trattati di Maastricht.

Avremmo preferito una maggiore incisività sulla eliminazione delle spese inerenti la moltitudine dei bonus. Bene la riduzione dal 35 al 33 per cento del secondo scaglione Irpef. Modesta è la riduzione del carico fiscale complessivo che passa dal 42,8 per cento al 42,06 riducendo il peso dell’erario ad uno striminzito 0,2 per cento. C’è da scommettere che le opposizioni punteranno il dito sul fatto che l’esecutivo di centrodestra non sta onorando l’impegno con gli elettori di ridurre il peso del fisco. Sono convinto che quanto elaborato in tema di legge di stabilità è il risultato di un compromesso che ha dovuto conciliare le esigenze di finanza pubblica con le richieste dei partiti della coalizione di Governo. Forse motivate anche dal fatto che a novembre ci sarà una importante tornata elettorale per le amministrative in Campania, in Puglia e nel Veneto. A mio avviso il tecnico Giorgetti avrebbe operato solo sul lato delle spese; il politico ha dovuto, suo malgrado, considerare le richieste dei partiti. Il metodo Giorgetti si caratterizza per il fatto che sa ascoltare tutti ma poi agisce secondo le esigenze prioritarie di bilancio!

Aggiornato il 20 ottobre 2025 alle ore 11:24