
Il quadro attuale da Israele a Eni
Oggi più che mai sono i mercati globali a segnare i successi delle nazioni. Per esempio l’Olanda non ha molte fabbriche ma, come il Regno Unito, è un hub dei mercati finanziari e commerciali internazionali: dai diamanti di una volta all’energia di oggi. L’Italia, quanto ad energia, avrebbe una posizione migliore rispetto all’Olanda (a parte la qualità del porto di Rotterdam). Con la fine dell’acquisto di gas dalla Russia nemica (da 20 anni!), il nostro Paese potrebbe diventare il terminal europeo di gasdotti e pipeline, come si propone di fare il Governo, e potrebbe anche gestirne il commercio, come fa il colosso olandese Vitol. Di seguito alcuni casi utili a capire dove e perché stiamo affogando (come Italia e Unione europea), e dove invece andiamo bene (Italia). In mezzo alcune situazioni a metà strada.
Alcune note sull’economia italiana nel 2025. I nostri dati economici danno esiti positivi e altri negativi, nel 2025: si deve innanzitutto calcolare il contesto bellico innescato da Vladimir Putin prima in Ucraina, e in seguito anche a Gaza con l’aiuto iraniano, ma con lo stesso mandante. Con l’esibizionismo aggressivo di una nazione che resta tuttavia al di sotto della stessa Italia quanto a Prodotto interno lordo, si deve tener conto che ci troviamo in una fase in cui la priorità è adeguare la Difesa europea ai rischi di una cronicizzazione della guerra in Ucraina. I costi dell’adeguamento militare si sommano al fattore Germania, che – dopo il pesante suicidio merkeliano – ha arricchito un nemico potenziale per decenni. Dopo l’aggressione a Kyiv la Germania ha dovuto abbandonare il mercato russo, e insieme affrontare la crisi dell’export di auto, causato anche dallo stallo tra ibrido, elettrico e il trasporto tradizionale. In effetti, l’automotive elettrico ha un potenziale fantastico: mandare a bagno definitivamente i sogni egemonici russi, basati sulla rendita da petrolio e gas, mentre gli arabi si sono già da tempo attrezzati per il post-idrocarburi, con investimenti diversificati, puntando a diventare una potenza finanziaria.
La crescita italiana resta bassa (+0,8 nel 2025, secondo le stime), mentre la Borsa dà segnali positivi e l’occupazione resta ai massimi livelli, nonostante la contrazione di settori come l’auto e le produzioni a bassa tecnologia. La stima delle agenzie di rating del sistema Italia è in costante miglioramento. Se il Pnrr avrà esiti positivi (si doveva però investire soprattutto nella produzione industriale), l’ottimismo resterà. Persistono due elementi negativi: la bassissima natalità (serve replicare i sistemi adottati in altre nazioni), e l’alto debito pubblico, mentre invece lo spread ha un trend confortante. La crescita del reddito disponibile c’è, nonostante la guerra commerciale adottata da russi e iraniani attraverso il rialzo dei prezzi coi blocchi della navigazione nel Mar Rosso da parte degli Houthi. In effetti i consumi sono aumentati (realmente, o perché sono cresciuti i costi finali dei prodotti?). Va trovato un modo di rilanciare le Pmi in sofferenza e gestire meglio le questioni Ilva, Ponte sullo Stretto di Messina e una Ita Airways che migliora i dati, dopo che Lufthansa ha rilevato il 41 per cento delle azioni con la possibilità di avere il 90 per cento entro l’estate del 2026. Bisognerà poi curare e mantenere il livello di eccellenze come la moda, il food, la cantieristica degli yacht.
GUERRE ECONOMICHE PERSE: ISRAELE, IL GAS È LA VERA CAUSA DELLA GUERRA?
Israele ha affrontato con difficoltà la guerra scatenata dal massacro del 7 ottobre di due anni fa. Va detto (i media non lo dicono) che la guerra israelo-palestinese è politica ed economica e dura da 75 anni (ma già da prima Adolf Hitler e Benito Mussolini avevano armato i palestinesi). Oltre alla necessità di allargare le aree in guerra per mandare in crisi le economie occidentali, Russia e Iran hanno un altro fattore contro Israele: dall’Egitto fino a Cipro e oltre vi è un unico mega giacimento offshore di gas. Israele ed Egitto possono diventare un concorrente micidiale di Russia e Iran per i mercati europei.
Inoltre, la campagna di odio mondiale – rinforzata dagli errori del premier israeliano – organizzata da Putin, ha trovato il favore delle sinistre occidentali, che hanno bassa forza elettorale ma una forte presa sull’informazione, in un contesto in cui la popolazione ha sempre meno conoscenza della Storia. Così una guerra è diventata un genocidio “capitalista ed ebreo”. Gli unici genocidi (silenziati) degli ultimi decenni sono stati quello di Putin in Cecenia (dove la Russia ha ucciso un ceceno ogni tre: come se la Francia, attaccandoci, avesse ucciso 20 milioni di italiani), e quello di Pol Pot in Birmania-Myanmar, dove sono stati massacrati almeno un milione e mezzo di birmani, praticamente senza motivo. Pol Pot come Putin sono entrambi cresciuti nella scuola sovietica, da Iosif Stalin a Leonid Brežnev. Il mondo è affascinato dalla cattiva informazione, la cui sorgente sta in Russia: l’atto di accusa contro Usa e Israele funziona sempre. I morti di Gaza (40mila o più) contano più di quelli ucraini (550mila tra soldati e civili) o del Sudan, guerre in corso sempre per mano russo-sino-iraniana.
Israele e tutto l’Occidente stanno perdendo la guerra dell’informazione. La Flottilla per Gaza così diventa l’ennesima vittoria della comunicazione russa, e i Bonelli e Fratoianni diventano gli Orazio Nelson vincitori di Trafalgar, invece di essere considerati dei Napoleoni in fasce, costruttori di possibili disastri.
LA PRODUZIONE DI DISPOSITIVI DOMESTICI E INDUSTRIALI PER L’ENERGIA “PULITA” È NELLE MANI DELLA CINA
Il dato impressionante sta tutto nel grafico (clicca qui), riportato su X da Mario Seminerio, esperto di finanza ed economia internazionale. Risulta quanto la Cina sia diventata monopolista di tutti i dispositivi per l’energia pulita. Da ricordare anche che il solare, la peggiore tecnologia per performance, è la più utilizzata nel mondo, grazie anche alle sovvenzioni statali.
IP VENDUTA AGLI AZERI IL GRUPPO API-IP
Ip agli azeri di Socar: vende Ugo Maria Brachetti Peretti, addio all’ultima dinastia petrolifera italiana. Il controllo del gruppo Api-Ip verso il fondo sovrano azero Aih. Comprata la raffineria di petrolio Api di Falconara, vicino ad Ancona, che ha 330 dipendenti, mentre il gruppo IP ha in tutto 1.600 dipendenti.
IL CASO ILVA DI TARANTO
Anche l’ultima chiamata a dieci investitori internazionali, tra cui Fondi di investimento yankee, Bonelli & Fratoianni, non sembra positiva. Dopo il ritiro degli azeri di Baku Steel Company, restano le contraddizioni della Puglia, regione massacrata dalla politica, con Nichi Vendola che si candida come presidente della Regione, essendo stato condannato a tre anni di reclusione per concussione nel caso Ilva. Le offerte arrivate non sembrano particolarmente interessate a rilevare gli impianti, dato che la politica locale si è opposta all’utilizzo di una nave per la gassificazione, che – se non si vuole costruire una centrale nucleare in un anno – è l’unico mezzo per alimentare i forni elettrici che sostituirebbero gli altoforni tradizionali a carbone, altamente inquinanti.
L’ESPANSIONE DI VITOL IN ITALIA: I MORATTI E IL RIGASSIFICATORE ADRIATIC LNG
Nata nel 1966 a Rotterdam, Vitol fa trading nel settore energetico e nel 2024 ha rilevato il 35 per cento della Saras della famiglia Moratti. Vitol mette così nel suo perimetro un altro asset nella catena di fornitura, dopo aver rilevato la raffineria Saras dai Moratti ed essere diventato il primo azionista attraverso la controllata Vtti del rigassificatore più grande d’Italia, Adriatic Lng al largo di Rovigo (2024).
VITOL: UN MODO DI FARE BUSINESS
Il modello olandese è antico quanto quello inglese di Elisabetta I. Olanda e Regno Unito diventarono potenze marittime mondiali grazie al dinamismo borghese, per cui un privato poteva investire a suo rischio su ogni viaggio di una singola nave verso India e sud est asiatico e le Americhe. Vitol, nel 2018, ultimo dato disponibile, fatturava 231 miliardi di dollari. Si tratta di una società privata che appartiene in modo significativo a una parte dei suoi 1.365 dipendenti, ai quali – secondo un report del Financial Times – nel 2015 avrebbe distribuito dividendi per 1,2 miliardi di dollari. Le materie prime trattate sono, oltre al core business di partenza (interscambio di petrolio ed energia) sono carbone, gas naturale, etanolo, metanolo, benzina, Gnl, Gpl, nafta, bitume, oli base, emissioni di carbonio.
Vitol movimenta oltre sette milioni di barili al giorno di greggio e prodotti, e possiede una flotta di 250 navi per il trasporto di idrocarburi. Fra i clienti di Vitol ci sono compagnie petrolifere nazionali, multinazionali, aziende industriali e chimiche leader e le più grandi compagnie aeree del mondo. In pratica è diventata la nuova Grande sorella. Anzi è quasi la figlia unica del mercato mondiale di idrocarburi. Ha avuto un guaio giornalistico, dopo che nel 2001 il quotidiano The Observer scrisse che il gruppo olandese aveva pagato un milione di dollari alla “Tigre” Arkan, Željko Ražnatović, criminale di guerra serbo, per aver favorito un accordo con una compagnia petrolifera serba. Ma la cosa non ebbe seguito giudiziario. L’azienda ha invece ammesso di aver aggirato il programma Onu “Oil for Food” applicato durante la guerra del Golfo. L’azienda pagò un “risarcimento” di 17,5 milioni di dollari.
ASML OLANDESE MONOPOLISTA MONDIALE
È stata fondata nel 1984 come joint venture tra le società olandesi Asm e Philips. Oggi è una public company, ossia una società ad azionariato diffuso. Asml è l’unica azienda al mondo in grado di produrre i sistemi di litografia ultravioletta estrema (Euv), macchinari fondamentali per incidere circuiti sui semiconduttori che permettono di produrre i chip – sempre più piccoli e performanti – sempre più necessari per l’Intelligenza artificiale, il 5G e i veicoli autonomi. Da fornitore strategico e monopolista serve giganti come Intel, Tsmc e Nvidia, che dipendono da Asml per produrre i processori più avanzati, rendendo l'azienda un nodo cruciale nell'industria globale dei semiconduttori. In sintesi, in Olanda si fa business con una dinamicità sconosciuta nell’Europa del sud. Nel confronto col Nord Europa, Francia e Italia rischiano di diventare come il Sud Italia degli anni Settanta?
L’EUROPA
L’Unione europea soffre di immobilismo. Se la dinamicità del Nord (Baltico, Scandinavia e Paesi Bassi) dà forza al progetto Ue, la linea politica – intesi tra vetero capitalismo e un socialismo che oscilla tra integralismo e socialdemocrazia bismarckiana – è un evidente freno allo sviluppo. Secondo l’ex dissidente russo Vladimir Bukovskij la Ue è nata per la volontà di mantenere in vita il modello sovietico persino nel nome: da Unione sovietica a Unione europea. La forma che si è scelta è mista, ma la economia socialista si basa sulla “distribuzione dei beni, non sulla creazione di ricchezza”. Il mito tedesco della moneta forte è diventato un handicap quando i conflitti hanno diminuito la domanda di beni e richiesto prezzi più bassi: l’export di Bmw è stato ostacolato da un cambio troppo alto. E così via.
Il secondo fattore di crisi per la Ue è una burocrazia politica quasi pari a quella italiana. La mancanza di un esercito favorisce l’aggressività russa e cinese e impedisce la conquista dei mercati di Africa, America latina, Asia centrale, dove invece i competitori ostili fanno il bello e cattivo tempo, dopo il suicidio africano del pessimo neocolonialismo francese. L’economia internazionale ha comunque legami con le capacità militari, anche se le anime belle della distribuzione del bene e della cancellazione del male, della dissoluzione della ricchezza dei papà e del bla bla bla come sermone biblico quotidiano non vedono come in Mali, Libia, Sudan, Sud Africa, eccetera, russi e cinesi abbiano preso campo anche con la forza militare. Di fronte a ciò il Piano Mattei di Giorgia Meloni, dopo lo slancio iniziale, appare fermo se non è sostenuto dalla Ue.
GUERRE ECONOMICHE VINTE
Le economie emergenti centro asiatiche saranno le più performanti nel prossimo futuro, ed è lì che si possono aprire nuovi mercati. Lo stesso vale per la potenza islamica più numerosa nel mondo: l’Indonesia, alla quale l’Italia ha in questi giorni venduto la portaerei Garibaldi, dismessa un anno fa, per 450 milioni. L’Indonesia ha una interessante riprogrammazione militare per l’ex ammiraglia italiana, che sarà utilizzata per il trasporto di droni (turchi) e di aerei senza pilota. In questo quadro si inseriscono i recenti colloqui con la stessa Indonesia, il Comprehensive economic partnership agreement (Cepa). Gli accordi prevedono la reciproca progressiva riduzione dei dazi doganali fino al 90 per cento. Le macchine industriali e i dispositivi elettronici, finora colpite dal 30 per cento di tasse doganali, saranno liberalizzate per prime.
WEBUILD
I ricavi del colosso delle infrastrutture italiano nel 2024 sono cresciuti a 12 miliardi di euro, oltre un miliardo in più rispetto a quanto previsto. Ebitda a 967 milioni di euro, in crescita del 18 per cento rispetto al 2023. Portafoglio ordini a 63 miliardi. WeBuild costruisce dighe idroelettriche in Africa, Australia, Canada. Ha costruito nuove linee dei metrò in Arabia, Milano, Parigi, Sidney, il Ponte di Genova ricostruito a tempo di record, il progetto del Terzo Valico, il Ponte sullo Stretto, strade e tunnel ad Abu Dhabi, parti di ponte in Florida, gli aeroporti di Cracovia, Bucarest, San Pietroburgo, Milas Bodrum, gestisce l’ampliamento del Canale di Panama, ha costruito un nuovo tratto della linea Alta Velocità Ankara-Istanbul, l’accesso Nord dell’autostrada di Buenos Aires, il secondo ponte sul Bosforo, e non solo.
FINCANTIERI
Due nuove navi da crociera commissionate in questa settimana. Dopo una lunga crisi della cantieristica italiana, Fincantieri ha costruito un modello di efficienza, puntando su navi da crociera e nel settore militare, diventando un big player mondiale. Nel 2024, Fincantieri ha registrato un fatturato di 8 miliardi di euro, con un incremento del 6,2 per cento rispetto al 2023, e ha riportato il bilancio all’utile. L’Ebitda è cresciuto del 28 per cento a 509 milioni, mentre il portafoglio ordini è salito a 51,18 miliardi. La crescita è trainata anche dal settore “Offshore e Navi Speciali” e “Sistemi, Componenti e Infrastrutture”.
UNICREDIT TORNA IN POLONIA
UniCredit, uno dei maggiori gruppi bancari europei, ha di recente acquistato le polacche Aion Bank e Vodeno per 376 milioni di euro, dopo che nel 2017 aveva ceduto le sue quote di banca Pekao.
SNAM È IL TERZO OPERATORE IN EUROPA PER LA RIGASSIFICAZIONE
Essendo passata al 30 per cento del rigassificatore Adriatic Lng, Snam è diventata la terza azienda europea per capacità di rigassificazione.
GUERRE ECONOMICHE IN PAREGGIO: ENI
Nel 2024 Eni è al 27° posto nel ranking delle maggiori aziende petrolifere del mondo. La prima è Saudi Arabian Co, (Aramco), seguono Exxon e la Chevron (USA). Nel 2024 Eni è al 151º posto nella classifica mondiale Forbes Global 2000 delle società ad azionariato diffuso in termini di fatturato, utile, attivo e capitalizzazione di mercato, mentre nella classifica Fortune 500 per fatturato è alla posizione 98 con un totale di 88,80 miliardi di euro. Purtroppo non sono performanti i dati sul profitto: l’utile netto è di 2,6 miliardi di euro (-45 per cento rispetto al 2023). L’utile netto adjusted è di 5,2 miliardi di euro (-37 per cento rispetto al 2023). Anche la produzione di idrocarburi resta bassa: 1,71 milioni di boe/giorno, con +3 per cento su base annua. Tra i competitor il gruppo della multinazionale inglese Shell plc ha registrato un fatturato di 316,55 miliardi di dollari nel 2023. Andrebbe migliorata la parte estrattiva in Italia? Difficile. Restano i giacimenti internazionali? La concorrenza è alta, con la fame che deriva dallo stop agli idrocarburi russi.
Aggiornato il 30 settembre 2025 alle ore 10:03