Banche: un patto di responsabilità con il Governo

La richiesta del Governo di un sostegno straordinario da parte delle banche e delle compagnie di assicurazione, sarebbe in linea teorica più che giustificato. I profitti che hanno conseguito negli ultimi anni non sono stati dovuti alle capacità gestionali del loro management ma da fattori e norme che li hanno favorito a scapito delle imprese e delle famiglie. Le banche hanno realizzato “extraprofitti” grazie all’aumento dei tassi di riferimento della Banca centrale europea. Senza alcun rischio imprenditoriale, le aziende di credito hanno visto quadruplicare i ricavi derivanti dagli interessi attivi sui finanziamenti che erano stati erogati a tasso variabile. Le compagnie di assicurazioni, altro oligopolio di fatto, continuano a beneficiare di interventi legislativi che obbligano le imprese (ultima in ordine di tempo le cosiddette polizze catastrofali) a sottoscrivere polizze assicurative che aumentano i loro ricavi. Tuttavia, una eventuale ulteriore tassazione straordinaria potrebbe far entrare nelle casse dell’Erario tre miliardi circa in più ma danneggerebbe i clienti delle banche e delle compagnie di assicurazioni che opererebbero una azione di rivalsa contro di loro per recuperare il maggior carico fiscale.

Resto dell’idea che un esecutivo di centrodestra dovrebbe operare più sull’equità fiscale smantellando la tax expenditures ovvero l’eliminazione della moltitudine di bonus, contributi e agevolazioni fiscali che favoriscono pochi in danno di tutti i contribuenti, piuttosto che reperire risorse aumentando la pressione tributaria. Alle banche “chiederei” di svolgere la funzione per la quale hanno ottenuto l’autorizzazione “alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito”. La funzione fondamentale delle banche, in una economia capitalistica, è la trasformazione del risparmio raccolto in finanziamenti alle imprese (credito alla produzione) e alle famiglie (credito al consumo) ovviamente meritevoli di credito. Il risparmio tesorizzato (tenuto dai risparmiatori dentro il materasso) se non gestito dagli intermediari finanziari all’uopo abilitati è un elemento statico dell’economia. Diventa strumento dinamico di sviluppo economico se il risparmio raccolto viene orientato, dagli istituti di credito, per finanziare le imprese sane e le famiglie in grado di restituire i finanziamenti e gli interessi relativi.

Oggi le banche, sono in larga parte imprese private e devono operare con criteri di economicità e perseguire il lucro. Ma sono le uniche aziende che possono utilizzare denaro raccolto dai risparmiatori per erogare finanziamenti a terzi e per questo sono soggette a verifiche e controlli delle autorità di vigilanza. Le banche per poter esercitare la funzione creditizia, raccolta del risparmio ed erogazione dei finanziamenti, devono aver ottenuto l’autorizzazione della Banca centrale, in Italia dalla Bce e Banca d’Italia. Le aziende di credito in generale, con poche eccezioni, si sono trasformate in società che privilegiano i servizi complementari (pagamento di bollette, custodia valori, servizi di pagamento) e quelli collaterali (gestione di patrimoni, collocazione di fondi d’investimento, fondi pensioni integrative) che generano lucrose commissioni senza alcun rischio d’impresa.

Finanziare le imprese e le famiglie comporta competenze tecniche ed espone la banche al rischio, come tutte le imprese, di commettere degli errori. I pochi finanziamenti fatte dalle banche a sostegno delle imprese vengono ormai erogate con il supporto di garanzie pubbliche come le garanzie fideiussorie rilasciate dal Mediocredito centrale. Piuttosto che imporre il contributo extra alle banche, non sarebbe meglio obbligarle a fare l’attività istituzionale ovvero fare credito alle piccole e medie imprese per sostenere lo sviluppo dell’economia? 

Aggiornato il 30 settembre 2025 alle ore 10:31