
Si preannuncia complesso, e in salita già prima di entrare nel vivo, il confronto tra Governo e sistema bancario. Dopo il nuovo richiamo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, l’Associazione bancaria italiana ha frenato, sottolineando i rischi che impongono la necessità di preservare la solidità degli istituti per sostenere la crescita economica. Da New York, tuttavia, la premier Giorgia Meloni ha provato a smorzare i toni: “Penso che si potrebbe avviare un confronto positivo col sistema bancario, come abbiamo fatto lo scorso anno”, ha dichiarato, assicurando che l’intento non è “punire qualcuno” ma “cercare alleati per affrontare le priorità del Paese”. Il percorso verso la manovra resta ancora lungo e incerto. La presidente del Consiglio ha messo le mani avanti sul tema pensioni, precisando che non vi è stato alcun confronto sull’ipotesi di mantenere a 67 anni l’età pensionabile. Una proposta che, ha detto, “può arrivare dai partiti di maggioranza, ne parliamo quando arriverà”.
Nel frattempo, Giorgetti lavora a definire i numeri della cornice programmatica e difende in Parlamento le scelte compiute dal governo. Intervenuto al Senato, in occasione del voto unanime sulla risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione che accompagna il nuovo Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), il ministro ha rivendicato i risultati ottenuti, invitando però anche l’Europa a un necessario mea culpa e spronando le imprese a fare di più sul fronte salariale. Il nuovo Dpfp, che sostituirà la Nadef e dovrà essere trasmesso alle Camere entro il 2 ottobre, prevede – secondo le stime provvisorie – una crescita del Pil pari a +0,5 per cento nel 2025 e +0,7 per cento nel 2026. Quanto al deficit, il Tesoro indica che “si prevede che il rapporto deficit/Pil si collocherà su valori prossimi al 3 per cento già nel 2025, mentre, nei prossimi anni” le misure in corso “consentiranno di ridurre il rapporto costantemente al di sotto di tale soglia”.
Giorgetti non è entrato nei dettagli delle misure, ma ha risposto alle osservazioni dei senatori difendendo la rotta di questi tre anni. Ha usato una metafora per spiegare l’impostazione: “Abbiamo deciso di navigare anziché con una imbarcazione a motore spinta dal superbonus, con una barca a remi: si fa molta fatica, ma è green e tutti saranno contenti”. Alle sollecitazioni del Fondo monetario internazionale (Fmi), il ministro ha replicato che il Fondo “non si misura col popolo e si può permettere di impartire ricette che non sempre hanno funzionato. È comunque un utile stimolo, anche perché è bello nella realtà superare in termini di crescita” le sue previsioni “sempre ultraprudenti”, ha aggiunto con tono soddisfatto. Sul fronte dei mercati, ha ridimensionato il tema spread: “Non vado in giro con il trofeo dello spread a 80 punti”, ma ha osservato che, se fosse rimasto a quota 250 come a inizio legislatura, “non ci sarebbe stato lo spazio per aiutare famiglie e imprese”.
Quanto ai salari, Giorgetti ha chiarito che il Governo ha già destinato risorse al pubblico impiego, ma che ora “le parti datoriali private facciano anch’esse la loro parte” aumentando gli stipendi. Un richiamo severo è arrivato anche all’Unione europea, invitata a “considerare quello che si è sbagliato”, citando in particolare la transizione green sull’automotive, definita “un disastro”. Sul fronte politico, le opposizioni hanno presentato un ordine del giorno con nove proposte alternative da inserire nella legge di bilancio. Il Partito democratico ha accusato l’Esecutivo di aver tradito le promesse fiscali, mentre Matteo Renzi ha criticato la gestione del rating e della procedura di infrazione europea, ricordando che “ci avete portato voi lì”.
Intanto, resta acceso il confronto con il mondo bancario. Se ieri Giorgetti ribadiva che un contributo è “doveroso”, oggi il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, intervenuto alla Link University di Roma con una lectio magistralis su “Etica ed economia”, ha voluto marcare la posizione degli istituti: “Le banche non hanno rendite di posizione e vengono da anni difficilissimi”. Ha quindi richiamato l’attenzione su “nuovi rischi di deterioramento del credito che necessitano di sempre prudenziali accantonamenti per il rafforzamento anche prospettico della solidità patrimoniale delle banche, premessa di economia solida”. Un concetto ribadito con forza: “La solidità delle banche non è mai troppa”.
Aggiornato il 25 settembre 2025 alle ore 13:41