
Secondo Christine Lagarde, l’economia europea è “resiliente’. Per queste ragioni, la Banca centrale europea “congela” i tassi d’interesse al 2 per cento, senza sbilanciarsi se le riduzioni del costo del denaro iniziate nel giugno 2024 siano arrivata al capolinea, o se sia in atto semplicemente una pausa. Un’ambiguità voluta, con l’inflazione che veleggia sul 2 per cento e una crescita “resiliente” rivista in meglio all’1,2 per cento nonostante i dazi, che lascia a Francoforte le mani libere di reagire a quel che accadrà nei prossimi mesi. E anche sugli spread tornati sotto i riflettori per il caos della Francia, la presidente della Bce prende le distanze: “Abbiamo gli strumenti per intervenire, ma al momento non serve né se ne è discusso alla Bce”. Il Consiglio direttivo della Bce per fare il check up all’economia dopo l’accordo sui dazi con Donald Trump si conclude così: il board lascia – a decisione unanime dei governatori – i tassi fermi al 2 per cento per la terza riunione consecutiva dopo il taglio del giugno scorso. “Siamo ben posizionati” per valutare quel che accadrà, “decideremo in base ai dati, riunione dopo riunione” e “senza vincolarci a un particolare percorso dei tassi”, è il mantra che Lagarde ormai replica da mesi.
Deluse le aspettative della politica, dopo i ripetuti appelli fra gli altri del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: i tassi non vanno in zona espansiva, ma restano neutrali al 2 per cento. Non è una chiusura definitiva: Lagarde risponde col mantra a chi le chiede se il ciclo di allentamento sia esaurito. Ma nemmeno si può parlare di una pausa prima di riprendere a tagliare, puntualizza la presidente della Bce. Una posizione che poggia su un netto cambiamento di valutazione economica: i rischi, fino ad agosto considerati “orientati al ribasso”, ora sono “più bilanciati”. È il linguaggio in codice per spiegare che l’orientamento resterà neutrale. Forte anzitutto sulle nuove stime macroeconomiche che hanno migliorato “del 30 per cento” – puntualizza Lagarde – la crescita dell’area euro per il 2025 all’1,2 per cento dall’1,9 per cento indicato a giugno, poi uno per cento e 1,3 per cento nei due anni a venire. E che hanno alzato lievemente l’inflazione di quest’anno al 2,1 per cento – appena sopra il target del 2 per cento – con un 1,7 per cento e 1,9 per cento nei due anni successivi.
Ci sono rischi, ha spiegato Lagarde: l’instabilità geopolitica, l’effetto dei dazi che “si vedrà nel tempo”, la possibilità di correzioni dei mercati globali. Ma potrebbe andare anche meglio del previsto e l’economia, messa al sicuro una crescita dello 0,7 per cento nei primi sei mesi del 2025, si è dimostrata “resiliente” alla sfida dei dazi fatta per mettere sabbia nel motore dell’export. La Bce si aspetta un contributo dai consumi grazie alla disoccupazione ai minimi record e alla ripresa del potere d’acquisto, e dagli investimenti grazie alla spesa in infrastrutture e difesa e ai Pnrr. Piuttosto, è l’appello dell’ex ministra delle Finanze francese, i governi si diano da fare per “dare seguito con azioni concrete” alle riforme del Rapporto Draghi. Il tema incandescente della sua Francia, col deficit che preoccupa, lo spread al livello dell’Italia e una crisi politica paralizzante, lo prende alla larga: “sono fiduciosa che le autorità lavoreranno per ridurre l’incertezza” nel quadro delle regole di bilancio europee, dice Lagarde. La Bce monitora il mercato dei bond e ha “tutti gli strumenti necessari” per intervenire col suo scudo Tpi. Il timore fra gli investitori è che l’instabilità francese finisca per contagiare i partner. Ma al momento la Bce vede sugli spread solo “movimenti limitati”.
Aggiornato il 12 settembre 2025 alle ore 17:04