Risiko bancario: Mps va oltre il 35 per cento su Mediobanca

Mediobanca ribadisce il “no” al Monte dei Paschi di Siena. Nella notte, l’istituto senese aveva superato la soglia del 35 per cento del capitale di Mediobanca, condizione minima prevista per l’Opas. Le adesioni hanno infatti raggiunto il 38,5 per cento, come riportato nella nota diffusa da Siena. A poche ore di distanza, il Cda di Mediobanca si è riunito d’urgenza per valutare il rilancio in contanti deciso dal Monte, che alla precedente proposta di scambio in azioni ha aggiunto 0,9 euro cash per ciascun titolo. Nonostante l’incremento dell’offerta, la posizione del consiglio rimane immutata. Il consiglio ha preso atto che l’offerta aggiornata riconosce, per ogni azione Mediobanca, 2,533 titoli Mps e un corrispettivo in denaro di 0,90 euro. Tuttavia, si sottolinea che già lo scorso 11 luglio gli advisor finanziari – Centerview, Equita e Goldman Sachs – avevano espresso una valutazione negativa sul prezzo proposto, allora pari a 2,5 euro per azione, giudicato incongruo rispetto a un valore stimato di 3,71 euro. Anche con l’aumento a 2,618 euro, il gap rimane significativo. Alla luce dei dati di mercato aggiornati, dei risultati contabili recentemente pubblicati e delle nuove proiezioni economico-patrimoniali 2025-2028 relative a Mps, il Cda “conferma gli assunti metodologici e le conclusioni svolte nel comunicato dell’emittente”.

Viene ribadito che l’Opas “risulta priva di razionale industriale nonché priva di convenienza per gli azionisti di Mediobanca e rileva altresì, anche sulla base del supporto dei propri advisor finanziari, che il nuovo corrispettivo esprime una valorizzazione di Mediobanca che non riconosce in maniera adeguata il valore intrinseco dell’azione di Mediobanca anche alla luce della prospettiva del Piano One Brand-One Culture esteso al 2028, e non remunera adeguatamente il contributo che Mediobanca darebbe al valore della combined entity. Nonché − anche alla luce dell’entità della componente in azioni del nuovo corrispettivo rispetto alla componente in denaro – continua a porre a carico degli azionisti di Mediobanca gran parte dei rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’offerta definiti da Mps”. E ancora: “Il nuovo corrispettivo non è dunque di per sé sufficiente, anche alla luce dei rischi di dissinergie e di distruzione di valore che caratterizzano l’offerta”, prosegue il comunicato diffuso oggi, “a mutare la precedente valutazione di non congruità e inadeguatezza del corrispettivo”.

Il board aggiunge che la rinuncia da parte di Mps alla condizione Soglia “conferma e avvalora tutte le criticità evidenziate nel comunicato dell’emittente al quale rinvia, segnalando in maniera inequivocabile, a dispetto della dichiarata finalità di massimizzare le adesioni all’offerta perseguita con il suddetto incremento del corrispettivo, la volontà di Mps di assumere il controllo, anche di fatto, di Mediobanca”.

Il senatore Antonio Misiani (del Partito democratico) ha approfittato del botta e risposta tra i due istituti bancari per criticare la postura del Governo riguardo a questo risiko bancario: “In questi mesi il governo Meloni si è occupato di banche nel modo peggiore possibile. Non si è interessato del credito alle piccole imprese, che negli ultimi tre anni è crollato del 21 per cento. Non ha affrontato il problema dei risparmi degli italiani, che solo in minima parte vanno a finanziare l’economia reale del nostro Paese. E ha fatto finta di voler tassare gli extraprofitti delle banche, mettendo in scena ripetutamente una pantomima finita regolarmente nel nulla”. L’esponente dem accusa inoltre l’Esecutivo di avere favorito alcune operazioni a scapito di altre: “In compenso, il governo di destra si è interessato eccome del risiko bancario, scegliendo in modo opaco e arbitrario quali operazioni favorire e quali contrastare –ha aggiunto Misiani, come riferisce una nota – cambiando la normativa in modo da ostacolare la presentazione di liste da parte dei Cda, in ossequio ai desiderata di una delle parti in causa. Imponendo una golden power assurda e sproporzionata contro UniCredit, per bloccare l’offerta pubblica di scambio verso il Banco popolare di Milano, banca che sta particolarmente a cuore alla Lega. Disinteressandosi, viceversa, della sorte dell’offerta di UniCredit verso la banca tedesca Commerzbank, alla faccia della retorica sovranista. E favorendo con ogni mezzo l’offerta pubblica di Mps verso Mediobanca, il cui obiettivo finale è il controllo di Generali, a partire dalla cessione dell’ultima tranche del Monte”.

Non si è fatta attendere la replica di Fratelli dItalia. Marco Osnato, responsabile economico del partito e presidente della commissione Finanze della Camera dei deputati, ha risposto: “Molto spesso da parte della parte più autoreferenziale del mondo della finanza e anche da parte della componente più tecnocratica della politica, spesso collaterale alla sinistra, (vedi tutti gli ultimi governi tecnici) ci hanno sempre ricordato il valore del mercato che è sovrano e decide. Io su questa supremazia del mercato ho sempre mantenuto qualche riserva pur riconoscendo che chi mette a disposizione dello sviluppo, del mondo finanziario, bancario e industriale le proprie risorse ha diritto di poter decidere. Così è successo anche in occasione dell’Ops di Mps su Mediobanca”. E sugli extraprofitti bancari aggiunge: “Per quanto riguarda gli extraprofitti, se Misiani ha una proposta la faccia. Evidentemente possiamo notare una certa vicinanza alla proposta di Matteo Salvini, questo asse Pd-Lega è interessante e se faranno una buona proposta potremmo considerarla”.

Osnato ha poi richiamato la vicenda passata del Monte: “Faccio fatica quindi a capire le critiche del senatore Misiani, il quale probabilmente vive nel retaggio di quando il Monte dei Paschi di Siena sì che era una roccaforte della politica rappresentata dal suo partito che ha portato quella banca, la più antica del mondo, a dover prendere diversi miliardi degli italiani per essere salvata e che oggi questo governo ha riportato in bonis – ha osservato l’esponente di FdI – E non solo è riuscita a ricominciare a distribuire dividendi agli italiani ma, dopo averla risanata, il governo ha diluito la sua partecipazione, e questo smentisce la volontà eventuale dell’esecutivo di intervenire sul risiko bancario. Perché se avesse voluto non sarebbe sceso dal 66 per cento all’11 per cento, ma sarebbe rimasto con una percentuale più alta”.

Aggiornato il 04 settembre 2025 alle ore 15:48