Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società

a cura di Sandro Scoppa

n. 9/2025 - Hayek a Londra: il mercato contro il potere

Nel 1929, in piena crisi economica mondiale, Lionel Robbins, direttore del dipartimento di economia della London School of Economics, scelse di puntare su una voce fuori dal coro. Invitò un giovane studioso austriaco, Friedrich August von Hayek, noto per un saggio che ribaltava le teorie correnti sul risparmio. Secondo quell’analisi, non era l’accumulazione di capitale a rallentare l’economia, ma le distorsioni create dall’espansione artificiale del credito.

Nel gennaio del 1931 Hayek tenne quattro lezioni alla London School of Economics. Parlò del ciclo economico, della moneta, del tempo e del

Nel gennaio 1931, l’invito si tradusse in quattro lezioni memorabili, con le quali Hayek aveva affrontato il ciclo economico, la moneta, il tempo e il capitale. Il pubblico era numeroso, l’interesse altissimo. L'idea centrale era chiara, le crisi non nascono da una domanda insufficiente, ma da investimenti sbagliati incentivati da politiche monetarie espansive. La crescita drogata dal credito porta prima o poi a una recessione inevitabile. Poco dopo fu nominato professore ordinario. Il suo arrivo segnò l'inizio di un confronto serrato con la scuola di Cambridge, dove John Maynard Keynes promuoveva un ruolo attivo dello Stato nell'economia. Alla London School of Economics, invece, prendeva forma una visione diversa. L'ordine sociale non può essere progettato, la conoscenza è dispersa tra milioni di individui, solo la concorrenza e la libera formazione dei prezzi consentono un vero coordinamento.

Nel 1934 Robbins pubblicò un pamphlet sulla Grande Depressione, in cui sosteneva che la crisi non era il risultato di un fallimento del capitalismo, ma delle misure protezionistiche e degli interventi monetari sbagliati. I dazi, i cambi fissi e il sostegno ai settori improduttivi, secondo lui, avevano soffocato ogni possibilità di ripresa. Eppure, nonostante le profonde divergenze, Hayek e Keynes mantennero sempre un rapporto di rispetto, si incontravano, discutevano, si confrontavano.

Quando uscì “La via della schiavitù”, fu proprio lo studioso inglese a difendere pubblicamente il collega austriaco pur dichiarandosi in disaccordo. Una lezione di civiltà intellettuale oggi difficile da ritrovare.

Nel 1950 Hayek lasciò Londra e si trasferì negli Stati Uniti. Ventiquattro anni dopo, ricevette il Premio Nobel. Era l’epoca della stagflazione, e molte certezze keynesiane venivano messe in discussione. Le idee dello scienziato liberale, inizialmente minoritarie, tornavano attuali. Non c'è progresso senza libertà né benessere senza ordine spontaneo. Ed è anche grazie a chi, come lui, ha difeso queste verità in tempi ostili che oggi possiamo ancora parlare di mercato senza paura.

Aggiornato il 26 agosto 2025 alle ore 09:41