Durigon: alzare salari e bloccare età pensionabile

Il governo vorrebbe estendere a un bacino più ampio di lavoratori la possibilità di uscita anticipata dal lavoro a 64 anni, trasformando quella che oggi è una facoltà riservata ai contributivi puri in una misura strutturale. A confermarlo, in un’intervista a la Repubblica, è il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che rilancia una proposta destinata ad alimentare il confronto interno alla maggioranza in vista della prossima legge di bilancio. “Credo che i 64 anni possano diventare la vera soglia di libertà pensionistica. Oggi la possibilità è limitata ai contributivi puri. Valutiamo i costi per estenderla anche a chi è nel sistema misto. Vogliamo rafforzare poi la previdenza complementare, anche permettendo di usare il Tfr girato all’Inps come rendita per alzare le pensioni e uscire a 64 anni”, dichiara l’esponente leghista, ribadendo l’obiettivo di frenare l’automatismo che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita.

“Si tratta di una valutazione tecnica che sta facendo il Ministero dell’Economia e delle finanze – ha aggiunto il sottosegretario – Per me conta la volontà politica: bloccare l’aumento dell’età pensionabile. Abbiamo già un’età molto avanzata per andare in pensione, non serve migliorarla ulteriormente. È una richiesta precisa della Lega, sostenuta dal ministro Giancarlo Giorgetti. Troveremo le risorbse. In un primo momento la Ragioneria parlava di 200 milioni di euro. Valuteremo”. Sul meccanismo di adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla riforma Fornero, Durigon non usa mezzi termini: “Abolizione no, almeno non ora. Ma questo meccanismo, ideato dalla Fornero, è perverso”. Nel mirino anche Quota 103, misura transitoria che secondo il sottosegretario non ha prodotto i risultati auspicati: “Quota 103 non ha un impatto economico così rilevante. Di certo non da tre miliardi. È una formula che va rivista, non ha avuto il successo sperato: solo 1.153 richieste nel 2024. Servono soluzioni più efficaci per la flessibilità in uscita”.

Quanto a Opzione donna, la misura riservata alle lavoratrici che scelgono un’uscita anticipata penalizzata, l’esponente del governo riconosce un progressivo esaurimento della platea interessata: “Ha avuto un calo fisiologico di adesioni, il bacino potenziale si è esaurito. Dobbiamo decidere se rivederla, per agevolare le lavoratrici con maggiore libertà”. Il modello di riferimento per la Lega resta dunque un impianto flessibile, centrato su un’età fissa e un requisito minimo contributivo: “Le quote non incidono più come prima. Il modello su cui lavorare è l’uscita a 64 anni con 25 anni di contributi, che già abbiamo introdotto e vogliamo rafforzare”. Infine, un’apertura sul fronte fiscale, con un richiamo alla flat tax per i giovani, ma senza dimenticare la priorità sul fronte retributivo: “È un nostro disegno di legge e vogliamo inserirlo. Ma il tema vero è alzare i salari”, ha concluso Durigon.

Aggiornato il 06 agosto 2025 alle ore 13:10