
Il Pnrr occasione mancata per la Sardegna
Le isole potrebbero diventare laboratori per politiche innovative
A tre anni dall’introduzione nella Costituzione del principio di insularità (art. 119), l’Istituto Bruno Leoni ha presentato il nuovo Focus “L’insularità tre anni dopo: qualcosa è cambiato?” firmato da Carlo Amenta e Carlo Stagnaro, che analizza i costi economici dell’insularità con un approfondimento specifico sul caso sardo e sull’utilizzo delle risorse del Pnrr. All’evento, moderato da Michele Cossa, hanno partecipato anche l’Assessore regionale della Programmazione e Bilancio, Giuseppe Meloni, e gli ex Assessori regionali Raffaele Paci e Giuseppe Fasolino.
Secondo l’analisi, il Pil pro capite della Sardegna nel 2023 si attestava a poco più di 26 mila euro, un livello inferiore del 27% rispetto alla media nazionale e del 41% rispetto al Nord-Ovest. La causa principale? “Una combinazione strutturale di isolamento fisico, limitata accessibilità, domanda interna debole e minori economie di scala” - un mix che frena lo sviluppo economico, la mobilità, la formazione e l’imprenditorialità.
Il Pnrr avrebbe potuto rappresentare una leva strategica per colmare questo gap, ma la realtà è ben diversa: “Sulla carta, alla Sardegna sono stati assegnati 3.945,9 milioni di euro”, pari a oltre il 10% del PIL regionale - si legge nello studio - “ma la quasi totalità delle risorse afferisce a misure varate a livello nazionale e che nulla hanno a che fare con l’insularità”. Solo trasferimenti modesti e frammentati, come i 2 milioni di euro annui del Fondo per il contrasto agli svantaggi dell’insularità (2023-2025), o i fondi per la continuità territoriale aerea (15 milioni l’anno dal 2024), si riferiscono direttamente al tema, risultando tuttavia “marginali e spesso ancora inapplicati”.
«La vicenda del Pnrr - scrivono Amenta e Stagnaro - suggerisce che il principio dell’insularità sia al momento stato riconosciuto a livello formale, ma non abbia prodotto un aggiustamento sostanziale delle politiche per lo sviluppo delle regioni interessate»
È questa la valutazione più tagliente espressa dagli autori, che propongono di impostare la prossima programmazione 2028-2034 dei fondi europei con misure mirate a colmare effettivamente i gap legati all’insularità. Tra le priorità indicate: infrastrutture materiali e digitali, capitale umano, governance locale rafforzata e strumenti fiscali differenziati.
Il Focus Ibl si conclude con una raccomandazione chiara alla politica: evitare la “nazionalizzazione” della gestione dei fondi, che rischia di ignorare le specificità territoriali, in particolare quelle delle isole. La Sardegna e la Sicilia - si afferma - potrebbero diventare laboratori per politiche innovative che affrontino lo svantaggio, piuttosto che limitarne gli effetti con misure meramente compensative.
(*) Tratto dall'Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 31 luglio 2025 alle ore 11:19