Sguardi liberi e riflessioni su idee, potere, società
a cura di Sandro Scoppa
n. 6/2025 - Carl Menger, l’uomo che ha dato un’anima all’economia
“In uno stesso periodo, non hanno vissuto più di una ventina di uomini le cui opere abbiano contribuito a qualcosa di essenziale per l’economia”. Così ha scritto Ludwig von Mises. E uno di quei venti è stato Carl Menger. Nato nel 1840 e professore a Vienna, lo stesso è considerato il fondatore della Scuola Austriaca di economia. Il suo libro, “Princìpi fondamentali di economia”, pubblicato nel 1871, ha introdotto il concetto di utilità marginale e rivoluzionato il modo di pensare il valore, il prezzo e lo scambio. Un metodo deduttivo e causale, centrato sull’individuo. Mentre altri economisti dell’epoca si concentravano su modelli matematici, l’economista viennese ha scelto di partire dalla realtà concreta. Per lui l’economia è lo studio di come le persone fanno scelte, usano i mezzi che hanno a disposizione e cercano di raggiungere i propri obiettivi. Il valore di un bene non è qualcosa di oggettivo: dipende da quanto ciascuno lo considera utile. I prezzi, quindi, non sono determinati da regole fisse, ma nascono dagli scambi volontari tra persone, guidati dalle loro valutazioni soggettive. Ha anche criticato l’idea, molto diffusa all’epoca, che i prezzi derivino dai costi di produzione. E ha rifiutato di dividere in modo rigido l’economia in tre categorie come terra, lavoro e capitale, perché troppo semplicistica e lontana dalla realtà. La realtà economica – ha sostenuto – è fatta di beni diversi, decisioni individuali e soprattutto tempo.
I Princìpi dovevano essere solo il primo volume di un’opera più ampia, mai completata. Tuttavia, alcune intuizioni fondamentali erano già presenti: come la distinzione tra beni di ordine inferiore e superiore, o l’attenzione al tempo nella produzione, che avrebbe ispirato l’intera teoria del capitale.
Ma non si è fermato lì. Pochi anni dopo ha infatti pubblicato una seconda opera, Sul metodo delle scienze sociali, in cui ha approfondito temi fondamentali come il ruolo limitato della conoscenza individuale, la formazione spontanea delle istituzioni e il modo in cui le informazioni circolano all’interno della società. Questioni che diventeranno centrali nella rinascita del pensiero austriaco nel Novecento.
Anche lo stile è parte della sua forza: limpido, ordinato, ancora oggi sorprendentemente attuale. Il suo pensiero è stato anche una rottura netta con la dominante Scuola storica tedesca, che preferiva i fatti alla teoria. È stato proprio Gustav Schmoller, capo di quella corrente, a bollare con disprezzo il suo metodo definendolo “austriaco”. Da lì è nata l’etichetta destinata a durare: Scuola Austriaca.
Molti dei concetti che oggi associamo a questa tradizione – la centralità dell’individuo, il ruolo del tempo, la visione soggettiva del valore – affondano le radici nel suo lavoro. Ed è da lì che tutto è cominciato. Ogni sviluppo successivo, in fondo, ha seguito il solco tracciato da lui. Un’impostazione che continua a vivere, oggi come allora.
Aggiornato il 23 luglio 2025 alle ore 10:24