
Non sono tra quelli che strumentalmente considerano la Costituzione italiana “la più bella del mondo”. Ciò nonostante, da liberale, ritengo utile ricordare che, a Costituzione vigente, l’articolo 11 della legge fondamentale dello Stato così recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. È, forse, per questa ragione che i militari italiani sono particolarmente bravi a svolgere le mansioni di mantenimento della pace anziché fare la guerra. Il sacrificio enorme che stanno ancora affrontando i contribuenti italiani, con le loro imposte, tasse e contributi, ai quali lo Stato drena la metà della ricchezza da loro prodotta, non può e non deve essere vanificato per far fronte all’abnorme incremento delle spese militari che ci vuole imporre la Nato. È ormai diventata una costante quella, dell’oligarchia che governa l’Europa, di preparare attraverso una accorta politica di marketing, il contribuente europeo, e per quanto ci riguarda quello italiano ad incrementare le spese militari per far fronte ad una presunta aggressione militare da parte della Federazione russa.
La campagna promozionale iniziata da tempo è stata pianificata per convincere i cittadini europei, veicolata attraverso i media che foraggiati da quelle potenze economiche che hanno interesse ad orientare le politiche dell’Unione europea verso scelte che li favoriscono. La tecnica di comunicazione è sempre la stessa convincere i cittadini sulla inevitabilità di una scelta all’uopo elaborata nelle segrete stanze. La strategia adottata è la medesima utilizzata sulla famigerata transizione ecologica che è costata ai contribuenti europei una montagna di miliardi di euro. Scelta scellerata che ha favorito l’industria cinese e danneggiato fino a distruggerla la manifattura europea. Basterebbe fare un semplice calcolo sui costi-benefici economici per l’installazione di impianti di produzione di energia alternativa. Senza considerare gli effetti devastanti sul sistema produttivo. Il sacrificio evidente, in termini di valutazione dei costi-benefici doveva essere compensato dalla riduzione della Co2 che per gli interessati sostenitori delle politiche green avrebbe dovuto limitare l’impatto del presunto surriscaldamento globale del pianeta. Sfido chiunque a misurare il “beneficio ambientale” rispetto ai miliardi spesi dei quali ne hanno usufruito le multinazionali attraverso i contributi pubblici. Stessa tecnica di comunicazione commerciale è stata utilizzata con successo nel caso dei “vaccini” per combattere la pandemia di Covid-19. Anche in questo caso il messaggio è stato veicolato attraverso i media. La coattiva vaccinazione di massa era indispensabile per salvare vite umane. I risultati a consuntivo ci dicono che Big Pharma, grazie ai “vaccini”, ha realizzato profitti senza precedenti a spese dei contribuenti.
L’ultima operazione, in corso di pianificazione di marketing strategico, è quella di convincere l’opinione pubblica che sia indispensabile investire nel riarmo per prevenire un’improbabile aggressione militare dell’Europa da parte della Russia di Vladimir Putin. Lo slogan adottato, come farebbe un produttore di caffè, è Si vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra). Non sono pregiudizialmente contrario all’industria bellica che da sempre è stata volano di sviluppo economico e tecnologico. È il contesto economico e finanziario dell’Italia che non ci consente di far fronte a spese che sono socialmente insostenibili. L’Italia, secondo costoro, dovrebbe passare da spese militari intorno al 2 per cento del Pil al 5 per cento, intorno ai 100 miliardi di euro. È una follia indebitarsi ulteriormente per sottostare a diktat della Nato compromettendo il processo di risanamento delle finanze pubbliche. Pochi operatori dell’informazione, controcorrente, sottolineano che già oggi le spese militari sostenute dall’Europa sono più che doppie rispetto a quelle impiegate dalla Federazione russa. Fortunatamente abbiamo un Esecutivo che sa fare di conto e che non è disponibile a indebitare le future generazioni per far fronte a spese, nelle condizioni date, inutili e dannose. L’Italia di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti potrebbe farsi scudo dell’articolo 11 della Costituzione!
Aggiornato il 18 giugno 2025 alle ore 12:24