Il destino dell’euro e del dollaro

L’attuale fase ribassista del dollaro innescata dalla politica dei dazi voluta da Donald Trump ha indotto diversi analisti e la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde a sostenere che rafforzando l’architettura finanziaria e di sicurezza dell’Unione europea l’euro potrebbe sostituire il dollaro statunitense come valuta di riserva internazionale. La detronizzazione del biglietto verde era già una barzelletta nel 1997, ancor prima che la moneta unica entrasse in circolazione, il che spinse trader internazionali a spostare i capitali negli Stati Uniti provocando la famosa bolla dot.com del Nasdaq. Si rifletta su questo: la capitalizzazione di mercato del solo New York Stock Exchange (Nyse) è maggiore di quella di tutti i mercati azionari europei messi insieme! È questa struttura finanziaria in grado di attirare il capitale a fare degli Stati Uniti il centro dell’economia mondiale. Dove parcheggiare il denaro con fiducia? Questa è questione chiave per la moneta di riserva. In caso di crisi globale il mercato statunitense resta l’unico porto sicuro per i capitali. Perfino il nuovo premier canadese Mark Carney, allineatosi all’Europa per partecipare alla guerra contro la Russia, ha emesso debito non in dollari canadesi ma statunitensi.

L’euro è stata una creazione politica che nessuno sano di mente avrebbe mai dovuto attuare. Il rifiuto di creare un unico debito europeo ha dato origine a un’unione politica insostenibile. Il problema dell’Euro è il seguente: per porre fine alle fluttuazioni tra gli Stati membri sono state eliminate le singole valute, tuttavia, il rifiuto di consolidare i loro debiti ha fatto sì che la volatilità che una volta esisteva nel mercato dei cambi è stata semplicemente spostata sul mercato obbligazionario dove il debito di ciascun membro viene scambiato in base al suo rating creditizio creando il problema endemico dello spread. Senza un unico debito nazionale in euro, gli investitori hanno dovuto destreggiarsi tra i vari rischi Paese costringendo i membri a pagare tassi di interesse diversi in base al loro rating di credito. Gli Stati Uniti hanno un debito e un budget federali. Pertanto Washington, al contrario di Bruxelles, non mette il naso nei bilanci di tutti i suoi 50 Stati, ognuno dei quali emette il proprio debito che non entra nelle riserve bancarie. Perché se un singolo Stato membro entrasse in crisi diffonderebbe il contagio rischiando di abbattere l’intero sistema. Se ad esempio l’Illinois fallisce, non ha alcun impatto sul dollaro, sul debito nazionale o sulla politica a Washington. Ma quando, nel 2010, la Grecia stava per fallire, il caos si è diffuso in tutte le banche europee obbligate a tenere come riserva il debito di questo Paese. Così, essendo stata messa solo un po’ incinta, la moneta unica ha dovuto sottomettersi ai controlli permanenti dellUe creando conflitti politici e spinte separatiste.

Ma neppure un debito nazionale in euro, di per sé, sarebbe sufficiente a farne una valuta di riserva internazionale, poiché l’Unione europea non è una potenza economica con un forte mercato interno. Nel XIX secolo, per gli investitori europei gli Stati Uniti erano il “mercato emergente”. Praticamente in bancarotta nel 1896 furono la Prima e la Seconda Guerra mondiale a far degli Stati Uniti il Paese più ricco del mondo, già nel 1950 con il 76 per cento delle riserve auree mondiali totali. Ciò non è stato ottenuto con manipolazioni economiche o politiche. È stato ottenuto dalle capacità produttive e dagli afflussi di capitali da unEuropa che si stava autodistruggendo. Così dopo la Seconda Guerra mondiale ogni Paese è risorto dalle ceneri vendendo beni nel mercato di consumo statunitense, il più grande del mondo, che ha reso possibile la creazione di posti di lavoro nei Paesi esportatori. La forza del dollaro è il consumatore americano che ancora supporta l’intera economia mondiale. L’economia europea dipendente dalla domanda estera si prende la polmonite quando il resto del mondo prende il raffreddore. I consumi degli Usa, con 330 milioni di persone, rappresentano il 26 per cento di tutta la spesa al consumo a livello internazionale rispetto al 12 per cento dell’Europa che ha 450 milioni di persone. Da questo punto di vista, l’odiato dollaro è ancora l’unico gioco in città. Tutti i governi del mondo intero possono fare del loro meglio per creare una nuova valuta per detronizzarlo. Falliranno proprio come l’Europa ha fallito con l’euro, per il quale non c’è una seconda occasione di “essere messa incinta” perché l’attuazione di una moneta di riserva non è una questione di volontà politica come credono i pianificatori con zero conoscenza della storia.

Tuttavia, la capitale finanziaria del mondo è sempre migrata, motivo per cui tutti gli imperi, le nazioni e le città-stato sono sepolti in una fossa comune. Ma il dollaro sarà l’ultimo a cadere. La malattia inizia sempre negli arti, poi si sposta al torace e infine colpisce il cuore. È difficile pensare come l’Europa, che è negli arti, possa sopravvivere oltre la fine del presente ventennio. Concepita come un progetto politico guidato da élite burocratiche ossessionate dalla centralizzazione del potere per spogliare i singoli Stati membri della loro sovranità e imporre politiche economiche irrealistiche, l’Ue sta crollando dall’interno e, mentre ciò accade, sta diventando altamente autoritaria per cercare di mantenere il suo potere fugace. L’euro non può sopravvivere, mentre l’Europa intensifica la guerra cercando di utilizzarla come scusa per l’inadempimento dei debiti, come avvenne durante le precedenti due guerre mondiali. La storia si ripeterà: i capitali fuggiranno dall’Europa cercando un porto sicuro negli Usa. Spinto a livelli stellari, il biglietto verde danneggerà tutta l’economia mondiale, indebitata in tale valuta, e l’economia americana, forzando il cambiamento politico a tutti i livelli. Questa è la fine del gioco, una volta che la malattia colpisce il petto. Sarà allora che emergerà un nuovo sistema monetario. Non ci siamo ancora. Ma ci stiamo arrivando.

Aggiornato il 06 giugno 2025 alle ore 12:05