Istat: nel 2024 aumentata la pressione fiscale

L’Istat ha rivelato i dati sul Prodotto interno lordo e sull’indebitamento del 2024. La pressione fiscale, in Italia, è cresciuta di oltre un punto percentuale, assestandosi al 42,6 per cento. Nel 2023 la pressione del fisco era pari al 41,4 per cento. Le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente, e l’incidenza sul Pil è stata pari al 47,1 per cento. Le entrate correnti hanno fatto registrare un aumento del 5,7 per cento, attestandosi al 46,8 per cento del Pil, mentre le imposte dirette sono cresciute del 6,6 per cento. Questo incremento è dovuto principalmente all’aumento dell’Irpef e dell’Ires. In aumento sono risultate anche le sostitutive sugli interessi e sui redditi da capitale e le ritenute sugli utili distribuiti dalle società. Le imposte indirette hanno registrato una crescita anch’essa marcata (+6,1 per cento), con aumenti significativi dell’Iva, dell’Irap e delle imposte sull’energia e oneri generali del sistema elettrico e gas, queste ultime ritornate sui livelli precedenti la crisi energetica per il ripristino completo degli oneri generali del sistema energetico

In aumento rispetto al 2023 sono risultati anche i contributi sociali effettivi (+4,3 per cento), la produzione vendibile e per uso proprio (+0,4 per cento) e le altre entrate correnti (+10,5 per cento). Il calo delle entrate in conto capitale (-72,4 per cento) è stato dovuto principalmente alla significativa riduzione dei contributi a fondo perduto dell’Unione europea relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza a fronte del rallentamento degli investimenti realizzati. Nel 2024 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche (50,6 per cento del Pil) sono scese del 3,6 per cento rispetto al 2023 per la significativa riduzione delle uscite in conto capitale (-39,9 per cento). Questa riduzione è stata generata da un calo dei contributi agli investimenti (-72,9 per cento) per il venir meno di alcuni importanti bonus statali, in primis (e soprattutto) il Superbonus. E solo parzialmente compensate dall’aumento delle spese per investimenti (+14,3 per cento).

Le uscite correnti sono cresciute del 3,9 per cento, principalmente in conseguenza della dinamica dei redditi da lavoro dipendente (+4,5 per cento), dei consumi intermedi (+6,7 per cento) e delle prestazioni sociali in denaro (+5,1 per cento). La crescita di queste ultime voci è attribuita dal commento dell’Istat alla spesa per pensioni e rendite, e anche alla forte indicizzazione ai prezzi, e a una crescita del 3,8 per cento della spesa per altre prestazioni sociali in denaro. In forte aumento anche gli interessi (+9,5 per cento, era -4,6 per cento nel 2023), mentre sono risultate in calo le altre uscite correnti (-6,2 per cento).

Aggiornato il 03 marzo 2025 alle ore 17:57