n. 6/2025 del 15 Febbraio 2025

Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi

I saluti più cordiali e sempre un ben ritrovati ai nostri ascoltatori. Tra i contributi di maggiore interesse sulla stampa si segnalano quelli riguardanti il recente studio che ha rivelato come in Italia esista un significativo deficit immobiliare, con una produzione annua compresa tra 316mila e 459mila abitazioni in meno rispetto alla domanda effettiva. Tale squilibrio è il risultato di una combinazione di fattori, tra cui la stagnazione dell’attività edilizia, l’eccessiva complessità normativa e una pressione fiscale che scoraggia gli investimenti nel settore. La mancanza di nuove costruzioni, unita a una domanda crescente, soprattutto nelle aree urbane, sta alimentando una dinamica di mercato che spinge i prezzi verso l’alto e riduce l’accessibilità all’abitazione per una parte significativa della popolazione.

Come appare evidente, la carenza di abitazioni richiede un ripensamento delle politiche con misure che semplifichino i processi autorizzativi e riducano i costi fiscali. Un mercato libero da vincoli artificiali può adattarsi più efficacemente alla domanda, offrendo soluzioni adeguate e contribuendo a riequilibrare l’offerta.

Altri interventi dei media hanno riguardato il social housing, ossia il modello abitativo nato con l’obiettivo di offrire soluzioni residenziali a prezzi calmierati a fasce di popolazione che, pur non rientrando nei criteri per l’edilizia popolare, trovano difficoltà ad accedere al mercato libero. Si tratta di iniziative che si rivolgono principalmente a giovani, famiglie monoreddito e lavoratori con contratti atipici. Il fenomeno, seppur in crescita in Italia, si scontra con la complessità burocratica e la scarsità di investimenti privati, spesso disincentivati da normative poco chiare e da una tassazione elevata.

Per rendere il social housing più efficace, occorre ridurre i vincoli che ostacolano l’iniziativa privata, semplificando le regole di accesso ai progetti e introducendo incentivi mirati anziché sussidi generalizzati. Questo permetterebbe al mercato di rispondere meglio alla domanda di abitazioni a prezzi sostenibili, senza pesare sulle finanze pubbliche.

Gli organi di informazioni si sono pure occupati del Report annuale 2024 di Idealista Data, il quale ha mostrato una fase di rallentamento per il mercato immobiliare italiano, caratterizzata da una diminuzione delle compravendite e da un incremento dei prezzi in alcune aree, soprattutto nei centri urbani. La contrazione della domanda è attribuita principalmente all’aumento dei tassi d’interesse, che ha reso meno accessibili i mutui, e alla persistente incertezza economica. Nonostante ciò, permane una forte richiesta di abitazioni in alcune zone strategiche, dove l’offerta risulta ancora insufficiente rispetto ai bisogni effettivi.

Questo scenario evidenzia le difficoltà di un mercato immobiliare gravato da oneri fiscali e vincoli normativi che ostacolano gli investimenti. Ridurre la pressione tributaria e semplificare le procedure favorirebbe l’offerta di nuove abitazioni, facilitando l’incontro tra domanda e offerta e sostenendo una crescita equilibrata senza pesare sulle risorse pubbliche.

Da richiamare infine la decisione della Corte di Cassazione, la quale ha chiarito che la truffa legata al credito d’imposta del Superbonus si configura quando si attestano lavori inesistenti o importi gonfiati per ottenere indebitamente l’incentivo. La sentenza evidenzia come la complessità normativa e la mancanza di controlli preventivi abbiano favorito abusi, generando distorsioni economiche e costi ingenti per le finanze pubbliche.

È una vicenda emblematica, che mette in luce i rischi di politiche basate su incentivi statali massicci, che alterano i meccanismi di mercato e sottraggono risorse a investimenti più produttivi.

Il commento finale del presente Podcast è affidato come di consueto ad Andrea Mancia, direttore de L’Opinione delle Libertà: “Mentre l’Argentina guidata da Javier Milei prosegue con successo sulla via della liberalizzazione degli affitti, raccogliendo consensi in tutto il mondo, in Europa si moltiplicano le restrizioni che soffocano il mercato immobiliare. Firenze e Barcellona ne sono esempi evidenti: la prima introduce divieti sui sistemi di accesso automatizzati per gli affitti brevi, la seconda arriva persino a espropriare un immobile per destinarlo a edilizia sociale. Scelte che, anziché favorire un mercato più dinamico e accessibile, rafforzano il controllo pubblico e scoraggiano l’iniziativa privata. In particolare, a Firenze, vietare le keybox e limitare i tastierini digitali significa imporre ulteriori vincoli ai proprietari, rendendo più complessa la gestione delle locazioni e riducendo la disponibilità di alloggi. A Barcellona, l’esproprio della “casa di Orsola” segna un pericoloso precedente: lo Stato che si appropria di un bene privato mina il diritto di proprietà e disincentiva gli investimenti. Queste politiche, lungi dal risolvere la crisi abitativa, ne aggravano gli effetti, riducendo l’offerta e facendo salire i prezzi. L’esempio argentino dimostra il contrario: con meno vincoli, il mercato immobiliare si espande, aumentando la disponibilità di alloggi e stabilizzando i costi. Il Vecchio continente, invece, continua sulla strada dell’interventismo pubblico, con il rischio di peggiorare la situazione e frenare lo sviluppo economico”.

Aggiornato il 17 febbraio 2025 alle ore 13:44