
Un pericoloso precedente: la municipalizzazione a spese di tutti i cittadini di un immobile simbolo della crisi degli affitti in Spagna. Un affare per pochi, un disastro per il mercato.
L’acquisto di Casa Orsola da parte del Comune di Barcellona e della fondazione Habitat 3, riportato da El País, La Vanguardia e El Periódico, oltre che da numerosi altri quotidiani, anche internazionali, ha acceso i riflettori sulla gestione della crisi abitativa nella metropoli spagnola. Secondo quanto riferito dalla stampa, l’operazione, conclusa per 9,2 milioni di euro, è stata celebrata come un successo dell’intervento pubblico nel mercato degli affitti. Un risultato ottenuto dopo una lunga mobilitazione sociale e la mediazione del difensore civico locale. Se per le associazioni di inquilini si tratta di una vittoria, la decisione ha invece suscitato forti critiche tra i sostenitori della proprietà privata.
In realtà, si tratta dell’ennesima e pesante ingerenza del settore pubblico in un mercato immobiliare già soffocato da normative restrittive e regolamentazioni eccessive. Un’operazione che premia chi occupa senza titolo e penalizza i legittimi proprietari, minando la fiducia degli investitori e compromettendo la stabilità del settore delle locazioni. Ma soprattutto, crea un pericoloso precedente, destinato ad alimentare ulteriormente l’insicurezza giuridica e il caos normativo che gravano sul mercato immobiliare della capitale della Catalogna.
Eppure, la locale amministrazione comunale di centrosinistra ha presentato l’acquisto come un successo nella lotta contro la cosiddetta speculazione immobiliare. A suo avviso, infatti, l’intervento servirebbe a contrastare i “grandi speculatori”, ignorando il fatto che l’edificio era stato acquistato nel 2021 da Lioness Inversiones S.L. per 6 milioni di euro e che ora viene ceduto con un sostanzioso guadagno. Un paradosso evidente: mentre denuncia la speculazione, il municipio finisce per finanziarla con denaro pubblico.
A sua volta, il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni Cuadrado, ha definito “pionieristica” la richiamata acquisizione, assumendo che essa rappresenta un passo verso la regolamentazione strutturale del mercato degli affitti. Tuttavia, dietro siffatta retorica si cela un attacco diretto al diritto di proprietà e un ennesimo tentativo di sottrarre alla libera iniziativa privata la gestione del patrimonio immobiliare. Il tutto sorretto da una narrazione ideologica priva di basi economiche (oltre che di senso comune), in cui i proprietari vengono dipinti come “oppressori” e gli inquilini come “vittime”.
In effetti, il vero problema del mercato immobiliare barcellonese, come di molte altre città europee, è la rigidità, peraltro portata all’estremo e sempre più limitativa, delle regolamentazioni, che scoraggiano gli investimenti e riducono l’offerta di case in affitto. Le restrizioni sulle licenze per gli affitti turistici e il controllo dei prezzi, che il Comune intende estendere maggiormente, non fanno che aggravare ancor di più la crisi: anziché favorire nuove soluzioni abitative, scoraggiano gli investitori e spingono i piccoli proprietari a ritirarsi dal mercato.
Come ha osservato l’economista statunitense Henry Hazlitt: “Il controllo degli affitti produce sempre carenze di alloggi, incoraggia il degrado urbano e scoraggia la costruzione di nuove unità abitative”. Ed è proprio quanto sta accadendo nella Ciudad Condal, dove l’intervento statale, anziché ampliare l’offerta abitativa, ne accelera la contrazione, aggravando la crisi del settore.
Vi è poi da considerare come l’esproprio mascherato di Casa Orsola si inserisca in un contesto più ampio di politiche anti-mercato che danneggiano non solo i proprietari, ma anche gli stessi inquilini. L’idea di trasformare l’edificio in un complesso di case a canone “accessibile”, gestito dalla fondazione Habitat 3, si tradurrà inevitabilmente in un deficit aggiuntivo per le casse pubbliche e in una gestione inefficiente delle risorse abitative. Non è un caso che la stessa presidente di Habitat 3, Carme Trilla, abbia ammesso che la fondazione da sola non avrebbe potuto permettersi l’acquisto, dato che i canoni calmierati non sarebbero sufficienti a coprire i costi dell’operazione. In altre parole, il Comune sta finanziando con denaro pubblico un modello fallimentare che non farà che aggravare la crisi abitativa.
Peraltro, non è affatto inutile sottolineare che, se la municipalizzazione di immobili come Casa Orsola dovesse diventare la norma, gli investitori privati si allontaneranno sempre più dal mercato immobiliare della Perla della Catalogna, riducendo in misura maggiore l’offerta di abitazioni e aggravando la già drammatica scarsità di alloggi. Aggiungasi a ciò, che un’amministrazione pubblica che acquista immobili per placare le proteste anziché garantire il rispetto della legge e dei contratti privati sta inviando un messaggio pericoloso: l’occupazione e la pressione politica vengono premiate, mentre il rispetto delle regole viene penalizzato.
In questo contesto, merita attenzione una considerazione di carattere più generale: locatore ed inquilino costituiscono una di quelle che, sul piano economico, si chiamano coppie di elementi antinomici. Sono cioè, due elementi che formano coppia perché aggiogati da esigenze economiche diverse, ma che reciprocamente si integrano. Quindi, l’uno non può stare senza l’altro, l’uno non si spiega senza l’altro. I due, come tutti quelli che operano nel mercato, si cercano, si postulano, ma, venuti in contatto, appunto perché antinomici, obbedienti cioè per certi aspetti ad interessi antagonistici, fanno contrasto, e dal modo più o meno armonico con cui si risolve questo contrasto, deriva un risultato utile per l’economia individuale (la soddisfazione del bisogno della casa) e per l’economia collettiva (il giusto prezzo delle pigioni sul mercato degli alloggi).
In sostanza, come più volte indicato, la soluzione alla crisi abitativa non passa per la statalizzazione forzata del mercato, ma per la liberalizzazione delle locazioni, l’eliminazione dei vincoli che impediscono agli investitori di operare liberamente e la protezione effettiva del diritto di proprietà. Finché i governi locali continueranno a vedere gli immobili come strumenti di consenso elettorale anziché come risorse di mercato, il problema degli affitti nelle città europee non potrà che peggiorare.
Casa Orsola è solo l’ennesimo capitolo di una lunga serie di politiche fallimentari che, anziché affrontare le vere cause della crisi, puntano a trasformare la proprietà privata in un nemico da combattere. Ma senza il rispetto dei principi economici fondamentali, nessuna politica abitativa potrà mai risolvere i problemi strutturali del mercato immobiliare: “Sebbene i benefici immediati del controllo degli affitti siano evidenti a tutti – ha scritto Friedrich A. von Hayek – è necessaria l’analisi economica per rivelare le conseguenze non intenzionali che questo intervento porta con sé”. Ed è proprio ciò che i governanti della grande città di Gaudì sembrano ignorare, preferendo interventi populisti a soluzioni economiche sostenibili.
Aggiornato il 14 febbraio 2025 alle ore 12:10