Le tariffe non ridurranno il deficit commerciale degli Usa

I padri fondatori dellAmerica influenzati dagli economisti classici inglesi si opposero alla tassazione diretta su redditi e capitali sostenendo che avrebbe ridotto le risorse produttive della Nazione da essere impiegate nella realizzazione di beni materiali o nella remunerazione del lavoro produttivo. Un sistema fiscale volto a salvaguardare il reale interesse dei lavoratori doveva tassare solo la parte di reddito che viene consumata e non quella che viene risparmiata perché è questa la parte da investire per creare sviluppo e occupazione. Allora da dove dovevano provenire le tasse per finanziare la federazione senza intaccare il risparmio? Dalle tariffe che, aumentando il prezzo dei beni interni, riducevano un po’ il consumo senza intaccare il capitale. È così che, fin dai primi giorni della Repubblica, le tariffe hanno svolto un ruolo fondamentale nel plasmare l’economia americana. Infatti, sono state la più grande fonte di entrate federali fino all’entrata in vigore dell’imposta federale sul reddito dopo il 1913 contribuendo a costruire alcune delle industrie più iconiche della storia americana. Si pensi all’acciaio, ai tessili, alle ferrovie. Tutte queste industrie prosperarono sotto l’ombrello protettivo delle tariffe, consentendo loro di competere con i rivali europei affermati e di diventare potenze globali

È da questa tradizione che Donald Trump ha attinto per lanciare il programma di crescita economica e protezione degli interessi nazionali. Imponendo tariffe ridurrebbe il deficit commerciale e eliminando le imposte federali farebbe tornare le imprese in patria creando il più grande boom della storia. Ma è l’illusione del nuovo presidente americano che fa il grave errore di ignorare che, agli esordi, la Repubblica americana non era gravata da una spesa di governo ai livelli stellari odierni, conseguenza dei programmi ispirati all’ideologia socialista importata dall’Europa. Non può quindi aspettarsi che, eliminando la tassazione diretta, gli americani paghino oggi questo conto infinito del governo solo attraverso prodotti importati gravati da tariffe.

Il problema è che Trump, e la maggior parte della sua amministrazione, crede che il deficit commerciale (importazioni superiori alle esportazioni) degli Stati Uniti sia una cosacattiva” causata dai Paesi stranieri che si impegnano in pratiche commerciali sleali. In parte ciò è vero ma, fondamentalmente, il deficit commerciale non è affatto creato dagli stranieri ma dagli stessi Stati Uniti. Sin dalla Prima guerra mondiale gli Stati Uniti hanno avuto un deficit di conto corrente, mentre il capitale europeo vi affluiva facendo prosperare l’economia. Dunque, se è vero che alcune importazioni potevano mettere a rischio l’industria locale, è anche vero che l’afflusso di capitali dall’estero la espandevano. Ancora oggi gli americani con un deficit commerciale rispetto al resto del mondo ricevono da questo un influsso di capitale, mentre il resto del mondo con un surplus commerciale, registra un deflusso di capitali. “Deficit commerciale” significa importare capitale mentre avere un surplus, esportarlo.

Quando ad esempio gli europei esportano, incassano dollari, non li lasciano inoperosi ma li reinvestono in attività economiche e finanziarie statunitensi come immobili, azioni e obbligazioni da cui traggono redditi periodici in dollari sotto forma di affitti, dividendi e interessi. Questi dollari serviranno ad altri europei per pagare future importazioni dagli Usa. Il cosiddetto debito estero americano non è altro che l’insieme delle passività in mano ai Paesi esteri costituito appunto da attività a reddito acquistate esportando merci e servizi. Ora questo è un fatto strutturale perché da quando il dollaro è la moneta di riserva ovvero strumento di pagamento globale, i pagamenti internazionali vengono regolati in questa valuta e il resto del mondo per procurarsela non ha avuto altra scelta che mantenere un surplus commerciale verso gli Stati uniti che di conseguenza, hanno un deficit permanente.

Comunque, il vero problema degli Stati Uniti non è il deficit commerciale ma il deficit pubblico. Il deficit commerciale è solo l’immagine speculare di ciò che accade nell’economia interna degli Stati Uniti. A causa dell’enorme deficit pubblico gli americani consumano più beni e servizi di quanto ne producono, e pertanto devono importare la differenza. Il deficit commerciale degli Stati Uniti è quindi il risultato di un risparmio insufficiente a livello nazionale e di un deficit di bilancio pubblico in aumento. In termini strutturali, quindi, il deficit commerciale degli Stati Uniti dimostra che la capacità produttiva dell’economia americana è insufficiente rispetto alla spesa.

Allora cosa dovrebbe fare Trump per ridurlo? Dovrebbe promuovere un programma massiccio di riduzione della spesa pubblica e di rilancio del risparmio interno in modo da limitare la dipendenza da quello estero, che è l’unico modo per ridurre il deficit commerciale e rigenerare la base produttiva capace di soddisfare la domanda interna. Ricreando nel tempo le condizioni per soddisfare anche quella esterna, cioè esportare di più. Solo in questo modo potrebbe imboccare la strada per far tornare grande l’America. Imporre tariffe senza comprendere tutto questo condannerà il suo Paese e il resto del mondo al declino economico.

Aggiornato il 14 febbraio 2025 alle ore 17:18