Mediobanca ha detto no all’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena. L’ops è ritenuta “fortemente distruttiva di valore”. Lo si legge in una nota dell’istituto guidato da Alberto Nagel. Al Cda di Piazzetta Cuccia, riunitosi per esaminare la proposta del Monte, servono tre ore per bocciare l’offerta pubblica di scambio, definita “ostile” e “contraria agli interessi” di Mediobanca e “priva di razionale industriale e finanziario”. Piazzetta Cuccia punta anche il dito contro i suoi azionisti Delfin (19,4 per cento) e Caltagirone (5,5 per cento), sollevando il tema della “potenziale disomogeneità” di interessi della holding della famiglia Del Vecchio e del gruppo dell’imprenditore romano, rispetto agli altri soci della banca, per via dei “rilevanti intrecci azionari” che li vedono protagonisti in Mps e nelle Generali, il cui controllo rappresenta la vera posta in palio dell’affondo su Mediobanca. Ma quali sono le critiche mosse all’offerta? In primo luogo Mediobanca ritiene che “non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business” della banca, “focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”. Il Cda – sulle cui valutazioni si sono astenuti i consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci in quota Delfin e Caltagirone – prospetta un “cospicuo deterioramento” delle attività di investment banking e wealth management, ipotizzando una diaspora tra la clientela, anche a favore di “banche estere”, emorragia che potrebbe essere “accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane” mentre l’assenza di “sovrapposizioni di reti distributive” preclude “apprezzabili sinergie di costo”.
Secondo Mediobanca l’offerta è inoltre “negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco” di Mps, il cui patrimonio deve fare i conti con “rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane” e una concentrazione geografica che vede il “70 per cento delle filiali al centro-sud Italia”, un focus sulle pmi e l’assenza di fabbriche prodotto. Ne deriva l’assenza di un “razionale finanziario”, con il rischio di “un forte pregiudizio” sugli utili, “previsti in crescita”, di Mediobanca, e in fronte di un consensus che vede “un calo” dei profitti di Mps, con l’effetto di penalizzare i “multipli valutativi” di cui Piazzetta Cuccia gode rispetto a Siena. “Il calo del titolo Mps dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità’ del corso di Borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”. Come scrive l’Ansa, fonti vicine all’offerta di Mps hanno replicato che “la natura industriale della business combination è talmente ovvia che la stessa Mediobanca ha deciso di includere ormai da tempo nel proprio perimetro lo stesso credito al consumo”, attività “certamente” non di investment banking ma “molto più nelle corde di una banca commerciale”. Non sarà Mps “a pregiudicare l’identità” di Mediobanca, al cui utile – viene fatto notare – le attività di investment banking e wealth management contribuiscono “solo per il 35 per cento circa” a fronte di “circa il 30 per cento” di Compass mentre “la parte del leone” (40 per cento) la fa Generali. La cui quota del 13 per cento – vera “attività a valore aggiunto e trend di crescita” di Mediobanca – è quella che contribuisce “in modo importante” al valore di Borsa di Piazzetta Cuccia.
L’offerta, oltre che dal mercato, una volta notificata, sarà attentamente vagliata dalle authority, a partire dalla Bce. Trattandosi di un’aggregazione di rilievo sistemico, ci si attende che Francoforte sia certamente esigente su aspetti come il modello di business e la capitalizzazione. La soglia indicata come obiettivo al quale si è vincolata l’Ops (il 66,7 per cento) è però allo stesso livello di quello che potrebbe essere imposto nel caso di acquisizioni per questa tipologia di banche. Un’ultima notizia riguarda il patto di consultazione di Mediobanca che ha sempre sostenuto il management e ha visto la Finprog della famiglia Doris apportare ulteriori 1,88 milioni di azioni. La quota complessivamente vincolata al patto – ma che non vale per i singoli azionisti ai fini dell’adesione all’Ops – è salita dall’11,4 al 11,62 per cento.
Stamattina, Lando Maria Sileoni, segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani, durante la trasmissione Mattino Cinque News in onda su Canale 5, ha detto che seguirà lo sviluppo dell’operazione Mps-Mediobanca “con estrema attenzione e tuteleremo sia le lavoratrici e i lavoratori di Mps sia quelli di Mediobanca”. Il segretario della Fabi ha osservato che “l’operazione tra il Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, qualora andasse in porto metterebbe insieme due realtà complementari tra loro: una è specializzata nel credito e nel rapporto con famiglie e piccole, medie imprese; l’altra è una banca d’investimento più concentrata con le grandi aziende. Il progetto, insomma, ha una logica industriale solida e, dal punto di vista dell’occupazione, va in controtendenza rispetto ad altri casi precedenti che, in passato, hanno sempre prodotto esuberi. Questa volta, l’eventuale integrazione non produrrà alcun esubero: sarà a impatto sociale zero”.
Secondo Sileoni, “questa è un’operazione che riguarda i risparmi degli italiani, 800 miliardi di euro in tutto, che corrispondono a circa un quarto del debito pubblico del Paese, che verrebbero messi in sicurezza, nell’interesse di tutti. Ovviamente il management di Mediobanca cercherà di impedire il successo dell’ops lanciata da Mps, ma sarà il mercato a determinare l’esito finale. Anche se in questa partita un ruolo importante è giocato anche dalla politica”. Sileoni ha quindi sottolineato che “va detto che Mps non è più la banca in difficoltà che conoscevamo fino a tre o quattro anni fa. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio, assieme al presidente Nicola Maione e a tutto il Cda, ha svolto un ottimo lavoro e la storica banca italiana, adesso, può restare autonoma ed essere protagonista nel riassetto e negli equilibri della finanza sia a livello italiano sia europeo”. Per Giuseppe Sala, “nel tentativo di scalata di Mps su Mediobanca non si legge una logica industriale, si legge una presenza del Governo che lascia un po’ non voglio dire esterrefatti ma preoccupati”. Lo ha detto il sindaco di Milano intervistato a SkyTg24. “Abbiamo con i soldi degli italiani salvato Mps l’altroieri e adesso la sosteniamo in questa scalata in cui le logiche non si vedono. Può essere raffigurata come un Roma contro Milano, la lettura che a Milano si dà è questa”.
Aggiornato il 29 gennaio 2025 alle ore 16:05