Un settore in continua evoluzione. Il 2025 sarà un anno cruciale per l’automotive italiano, e nel pieno della messa a punto della Legge di bilancio il Governo dello Stivale ha ribadito il suo impegno nel guidare il cambiamento per l’auto. “Abbiamo messo sul tavolo oltre un miliardo di euro per il 2025, nonostante un bilancio complesso, per sostenere imprese e lavoratori in questa fase di transizione”, ha rilanciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, inaugurando il tavolo Stellantis. La novità messa in calendario dal Governo di Giorgia Meloni è il Piano Italia di Stellantis, che ribadisce come il Paese sia il cuore pulsante delle strategie del gruppo.
Dopo settimane di profonda incertezza, le fabbriche Stellantis del Belpaese possono vedere un po’ di luce in fondo al tunnel. “Ogni stabilimento avrà un piano di modelli fino al 2032, con investimenti per 2 miliardi nel 2025 e altri 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani”, ha spiegato Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis. Dal 2021 a oggi, il colosso ha già messo sul piatto 10 miliardi in Italia, che diventano 40 se si includono le forniture. E il dirigente ci ha tenuto a specificare che il piano del gruppo italo-francese andrà avanti in questa direzione, con o senza incentivi pubblici alla produzione. Per quanto riguarda invece le voci di fusione con la Renault, per Imparato “non c’è nulla di vero”. Tornando all’Esecutivo, che ha impugnato la questione automotive anche nelle appropriate sedi europee, si prevede anche il ripristino del Fondo automotive con uno degli emendamenti alla Manovra 2025. In parole povere, 400 milioni di euro saranno spesi tra il 2026 e il 2027 per incentivare la competitività del settore e supportare le aziende.
HONDA-NISSAN: FUSIONE IN VISTA
Le due case giapponesi ci riprovano. Dopo un tentativo di joint venture dello scorso marzo, adesso Honda e Nissan hanno ricominciato a discutere su una possibile partnership su veicoli elettrici, tecnologie e software. I due produttori asiatici stanno seguendo un po’ la falsa riga strategica di tutto il settore automotive, sempre più agguerrito: ridurre i costi e aumentare la competitività. Ad agosto, anche Mitsubishi Motors ha deciso di unirsi alla conversazione, dimostrando quanto la posta in gioco sia alta per l’industria giapponese. “Nessun vincolo patrimoniale al momento, ma non escludiamo di rivedere l’accordo in futuro”, aveva precisato Toshihiro Mibe, numero uno di Honda.
I numeri delle due produttrici giapponesi raccontano – in linea con il resto del mondo – un momento difficile. Honda ha appena tagliato le previsioni di utile per l’anno fiscale in corso, fermandosi a 950 miliardi di yen (5,9 miliardi di euro). Un calo del 14,2 per cento rispetto all’anno scorso. Colpa del rallentamento delle vendite in Cina, un mercato sempre più cruciale per l’automotive invaso dall’elettrico autoctono. Nissan, dal canto suo, ha annunciato un piano di tagli pesanti: 9.000 posti di lavoro in meno e una riduzione del 20 per cento della capacità produttiva globale. Anche qui, le difficoltà arrivano da Cina e Stati Uniti, due mercati chiave.
I due colossi, che nel 2023 hanno venduto insieme 7,4 milioni di veicoli, stanno cercando di tenere testa alla concorrenza dei produttori di auto elettriche, soprattutto in Cina. Qui, a novembre, quasi il 70 per cento delle immatricolazioni globali di auto elettriche è stato registrato, con oltre 1,27 milioni di unità vendute in un solo mese. Se l’accordo dovesse concretizzarsi, sarebbe il più grande dal 2021, quando Fiat Chrysler e Psa si unirono per creare Stellantis.
Aggiornato il 18 dicembre 2024 alle ore 10:31