Un recente caso, quello del fallimento di The Rock Trading offre un’importante lezione sul rischio associato agli investimenti in criptovalute, un mercato che attrae milioni di persone, anche in Italia, in cerca di guadagni facili, ma che nasconde insidie enormi. In particolare, la vicenda mostra come anche piattaforme apparentemente sicure possano nascondere operazioni fraudolente ai danni degli investitori. Gli arresti di Medri e Barbieri, insieme alla scoperta di ingenti perdite e fondi dirottati, rappresentano peraltro altresì un esempio delle difficoltà che il sistema legale si trova ad affrontare nel tentativo di proteggere i risparmiatori e di fare giustizia.
Il caso che ha coinvolto la piattaforma italiana di criptovalute The Rock Trading rappresenta l’ultimo degli scandali legati al mondo dei Bitcoin. Andrea Medri e Davide Barbieri, i due fondatori e amministratori di The Rock Trading, sono stati arrestati con accuse gravi, tra cui bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazione fittizia di capitale e infedeltà patrimoniale. L’inchiesta, condotta dai pm Pasquale Addesso e Grazia Colacicco, sotto la supervisione dell’aggiunto Roberto Pellicano, ha avuto il supporto dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano e del Nucleo speciale di polizia valutaria. Le indagini hanno portato alla scoperta di un dissesto finanziario di circa 66 milioni di euro, a danno di oltre 18mila clienti della piattaforma.
L’intero procedimento giudiziario ha avuto inizio nel 2023, a seguito di una denuncia presentata da una società che lamentava una perdita di 2,7 milioni di euro a causa dell’investimento in Bitcoin tramite The Rock Trading. In quel periodo, la piattaforma aveva annunciato la sospensione delle proprie attività a causa di difficoltà nella gestione della liquidità. La denuncia ha fatto emergere un quadro di irregolarità che ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Si è scoperto che il gruppo The Rock Trading era già in uno stato di insolvenza dal 2017, sebbene i due amministratori presentassero la società come finanziariamente sana ai clienti. Nel corso delle indagini, è emerso che tra i fondatori della piattaforma, Medri e Barbieri, venivano nascosti e falsificati i bilanci della società dal 2017 al 2022. I responsabili hanno anche posto in essere operazioni volte a ostacolare la ricostruzione delle transazioni economiche e delle relative responsabilità. Tali manovre hanno impedito agli investigatori di ricostruire adeguatamente la portata dei crimini commessi.
Secondo le accuse, i fondatori di The Rock Trading avrebbero falsificato i bilanci della società per un periodo di cinque anni (dal 2017 al 2022), cercando di coprire il dissesto finanziario crescente. Tra i vari reati contestati, le false comunicazioni sociali hanno avuto un impatto diretto sulle decisioni degli investitori, che erano convinti di aver messo al sicuro i propri risparmi. In realtà, molti di questi fondi venivano dirottati per coprire il buco finanziario della società, anziché essere reinvestiti nei mercati di criptovalute come promesso.
Alcuni clienti avevano depositato somme ingenti, convinti di possedere Bitcoin per un valore molto superiore rispetto alla realtà. Per esempio, un investitore pensava di possedere criptovalute per 12.200 euro, ma il valore effettivo era di soli 46 centesimi. Un altro cliente riteneva di avere 79.000 euro, ma la realtà era ben diversa: il suo portafoglio conteneva solo 3mila euro in criptovalute. Le indagini hanno rivelato che i fondi raccolti venivano utilizzati non solo per coprire l’assenza di liquidità, ma anche per ottenere vantaggi personali per la società, senza alcun riguardo per gli investitori.
Nel novembre 2022, la situazione della piattaforma iniziò a deteriorarsi gravemente. I pagamenti ai clienti cominciarono a subire ritardi sempre più evidenti, e le richieste di prelievo si intensificarono. Nel febbraio 2023, la società decise di bloccare definitivamente le operazioni. Questo passo segnò l’inizio della fine per The Rock Trading, che avrebbe presto visto il proprio fallimento sancito dalla dichiarazione di liquidazione giudiziale avvenuta ad aprile dello stesso anno. A seguito del fallimento, oltre 700 clienti presentarono denunce alla Guardia di Finanza, incolpando la piattaforma per aver dissipato i loro investimenti.
L’indagine ha avuto anche una dimensione internazionale, con richieste di rogatoria inviate a Stati Uniti, Svizzera, Lituania e Irlanda. Le indagini hanno permesso di recuperare fondi e criptovalute, tra cui un sequestro di asset digitali per un valore di 500mila euro, custoditi su chiavette Usb negli Stati Uniti. Un elemento interessante che è emerso durante le indagini è stato il recupero di alcune conversazioni interne su Slack, una piattaforma di messaggistica aziendale, nelle quali gli amministratori discutevano apertamente delle difficoltà finanziarie della società. In una di queste conversazioni, Medri scriveva nel 2020: “Sono vecchie perdite dei tempi d’oro”, facendo riferimento a operazioni passate che avevano utilizzato fondi appartenenti a clienti.
Medri e Barbieri sono accusati, come anticipato, di aver commesso una serie di reati, tra cui bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazione fittizia di capitale e infedeltà patrimoniale. In particolare, la bancarotta fraudolenta riguarda l’illecito comportamento degli amministratori che, pur sapendo della grave situazione finanziaria della società, continuarono a presentarla come solida agli investitori. Le false comunicazioni sociali e la formazione fittizia di capitale si riferiscono all’adozione di pratiche contabili ingannevoli, utilizzate per nascondere il dissesto finanziario e per impedire ai clienti di comprendere la reale situazione della piattaforma.
Il procuratore Marcello Viola ha sottolineato l’importanza di queste indagini, definendo il caso “una delle prime indagini di rilievo sul mondo dei Bitcoin”. In una nota ufficiale, Viola ha evidenziato come il mondo delle criptovalute rappresenti un settore estremamente rischioso per gli investitori, anche a causa delle difficoltà per le autorità di tracciare le attività illecite e recuperare i fondi sottratti.
Fino ad oggi, l’assenza di una regolamentazione chiara ha reso particolarmente difficile il lavoro delle forze dell’ordine. Questa lacuna sarà, in parte, colmata con l’entrata in vigore di MiCA (Markets in Crypto-Assets), la disciplina sui criptoasset che diventerà operativa a partire dal 2025. Con l’introduzione di questo nuovo strumento normativo, le autorità di vigilanza, in primis la Banca d’Italia e la Consob, acquisiranno i poteri necessari per monitorare e intervenire in un settore in continua evoluzione.
(*) Economista
Aggiornato il 17 dicembre 2024 alle ore 15:15