Dirigismo corporativo e crisi della proprietà

La decisione di abolire i lucchetti del self check-in è soltanto l’ultimo episodio di una più ampia azione del Governo e di varie amministrazioni locali contro la micro-imprenditoria di chi mette a disposizione dei turisti una stanza o un appartamento. Si tratta del frutto di legami non proprio limpidi di larga parte della politica con la lobby alberghiera? È possibile. Oltre a questo, comunque, c’è la chiara volontà di regolare ogni cosa, muovendo dalla presunzione che il ceto politico sappia meglio di tutti noi quel che è opportuno fare. Anche se in quello che un tempo era il Terzo mondo vi sono innumerevoli famiglie che desiderano soltanto passare un paio di giorni nelle magnifiche città italiane, c’è chi continua a soffiare a pieni polmoni controvento per sbarrare loro la strada. Sullo sfondo si staglia la vera ragione del nostro decadimento: l’incomprensione del ruolo (etico, giuridico, economico) che la proprietà privata gioca in ogni società civile.

Dopo molti decenni di demonizzazione di questo istituto giuridico, l’ultimo assessore si sente autorizzato a entrare in casa d’altri e a mettere in discussione la disponibilità di questo o quel bene: proibendo, ad esempio, che gli affitti brevi superino tot giorni all’anno. Nei fatti, la crisi della proprietà ci ha consegnato all’anarchia dei governantiche ogni giorno mutano i loro editti. E così se affitti per qualche giorno devi avere un estintore, mentre questo non vale se l’affitto è per un mese o più. Se poi l’abitazione si trova a Venezia bisogna anche predisporre le fosse settiche, che molti residenti non hanno e che nemmeno sono indispensabili se l’affitto non è “breve”. Venuto meno ogni rispetto per l’altro e la sua proprietà, l’arbitrio regna sovrano. Le radici del disastro, comunque, sono assai profonde.

Questo è il Paese in cui chi paventa di continuo il ritorno del fascismo non inorridisce di fronte al fatto che dal 1931 l’ospite di una struttura ricettiva è obbligato a mostrare i propri documenti, così che i suoi dati siano trasferiti alle questure. Benito Mussolini voleva rendere difficile la vita agli oppositori, ma quella norma ancora oggi è vigente. Forse non aveva torto Piero Gobetti quando definì il fascismo “l’autobiografia della nazione”, dato che gli ultimi due secoli di storia sono in larga misura segnati da questo incrocio tra corporativismo e autoritarismo, tra disprezzo dei diritti e presunzione dirigista. Quando poi ci si domanda perché tanti giovani se ne vanno e perché sempre meno nostri connazionali vogliono fare gli imprenditori in Italia, la risposta non è difficile.

(*) Direttore del dipartimento di Teoria politica dell’Istituto Bruno Leoni

Aggiornato il 09 dicembre 2024 alle ore 13:38