Una delle vicende più gravi e umilianti della storia dell’industria italiana si porta dietro di sé una lunga serie di polemiche, ingenti danni economici e morali. La sospensione della produzione dell’ex Fiat nella fabbrica mitica di Mirafiori a Torino aveva fatto scattare l’allarme su tutti i media mondiali. Ci voleva una sterzata in Italia e negli Stati Uniti per Stellantis. Ed è avvenuta con le dimissioni dell’amministratore delegato portoghese Carlos Tavares, il manager più pagato dell’industria dell’auto e per il quale si parla di una buonuscita da cento milioni di euro a causa dell’uscita anticipata. Il contratto scadeva nella primavera del 2026 con uno stipendio faraonico di 40 milioni di euro. L’obiettivo per il quale era stato chiamato al vertice di Stellantis era la trasformazione del gruppo ex Fiat in un provider di mobilità tecnologica sostenibile, dopo aver essere stato responsabile del progetto Renault Mégane ed essendo stato vicepresidente Executive di Nissan. È stato invece un fallimento a partire dal 2021 quando era stato nominato primo amministratore delegato di Stellantis, la multinazionale automobilistica nata dall’unione dei gruppi Psa Peugeot e Fca Fiat-Chrysler. Eppure nel curriculum di Tavares c’era il salvataggio dalla bancarotta della casa francese e l’acquisto dell’Opel che da marchio in perdita era passato a un fatturato in utile. Il passaggio alla mobilità pulita, sicura, accessibile non è mai avvenuto.
È stato il potente sindacato dell’auto Usa Uaw (United Automobile Workers) che per primo ha avvertito i rischi che andava incontro il settore con la cura del cosiddetto “Dare Forward 2030”. I maggiori quotidiani del mondo, i big del web sono mesi che denunciano la crisi dell’auto che in Italia ha fatto registrare un calo del 32 per cento nella produzione, a fronte dell’ipotesi di produrre un milione di veicoli. Nell’ultimo trimestre Stellantis ha perduto il 27 per cento dei ricavi (12 in Europa e 42 negli Usa) ed è per questo che il Governo e tutte le forze politiche avevano chiesto prima un’audizione in Parlamento a Carlos Tavares e ora al presidente del nuovo comitato esecutivo John Elkann, il quale di fronte alla bufera ha informato personalmente delle dimissioni di Tavares il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. Era da mesi che gli esperti rilasciavano dichiarazioni sui media sulla gravità della situazione soprattutto dopo il crollo della Volkswagen, della Bosch leader mondiale nella fornitura di componenti per auto e della Mercedes.
Il calo della domanda di veicoli nuovi e i ritardi nella transizione verso l’elettrico, la pressione crescente dei produttori cinesi stanno determinando uno sconquasso mondiale. In Germania il potente sindacato Ig Metall teme il taglio di circa 120mila dipendenti solo Volkswagen di dieci stabilimenti. In Italia i metalmeccanici alle prese con il rinnovo del contratto sono fortemente preoccupati per il calo della produzione, per l’ennesima richiesta di cassa integrazione e chiedono un cambio di strategia con un management che dia continuità rispetto al passato agli impegni occupazionali, produttivi e industriali presi. Media e televisione hanno raccolto le opinioni di quanti ritenevano un grave errore la nascita del mega gruppo italo transalpino ma a trazione francese in un momento mai così drammatico e delicato della storia dell’automobile. Un’industria che affronta, in Europa, una crisi epocale di vendita e di identità. Anche in questo caso si è aperto il toto nomine ma senza idee e slancio tecnologico il settore non potrà ripartire e il nuovo ceo Stellantis avrà di fronte sfide importanti: l’Abarth elettrica è un flop, la Fiat 500 elettrica non funziona, la Lancia Ypsilon è in bilico, la Maserati è un ricordo. Non basta rimboccarsi le maniche. Il nipote dell’avvocato Giovanni Agnelli dovrà decidersi su quale settore concentrare la sua attività di manager.
Aggiornato il 03 dicembre 2024 alle ore 13:00