L’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Unicredit per acquisire tutte le azioni di Banco Bpm ha fatto saltare i nervi al Governo. L’operazione, che rischia di stravolgere i piani per creare un grande terzo polo bancario tutto italiano attorno alla fusione tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena (Mps), ha trovato un’opposizione netta, soprattutto da parte del vicepremier Matteo Salvini. Intervenuto a Milano, il ministro dei Trasporti non ha nascosto la sua irritazione: “Unicredit ormai di italiano ha poco e niente. Non vorrei che qualcuno volesse fermare l’accordo Bpm-Mps per fare un favore ad altri”. Il leader della Lega ha puntato il dito anche contro Banca d’Italia: “C’è? Vigila? Esiste? Da cittadino italiano vorrei sapere se è tutto sotto controllo”. Insomma, un Salvini a muso duro contro quello che considera un rischio per il sistema bancario e, più in generale, per l’imprenditoria lombarda e veneta.
Il Governo, fino a pochi giorni fa, stava spingendo per un progetto molto diverso. Il 13 novembre era stato collocato sul mercato un altro 15 per cento di azioni Mps, con Banco Bpm tra i principali acquirenti (5 per cento per 370 milioni di euro), insieme a nomi noti come Anima, Gruppo Caltagirone e Delfin. L’obiettivo era chiaro: favorire la nascita del terzo polo bancario nazionale, mettendo insieme Banco Bpm e Mps, e dare una nuova forza al settore. Ora, però, con l’Ops di Unicredit, questo piano sembra vacillare. La proposta di Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit – considerata “ostile” dal Cda di Bpm – non è stata discussa con il Governo e appare come un colpo di scena che spiazza le strategie di Palazzo Chigi. Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha usato mezzi termini: “L’operazione è stata comunicata, ma non concordata col Governo. Vedremo: esiste il golden power e il Governo farà le sue valutazioni”. E non ha mancato di aggiungere una battuta tagliente: “Il modo più sicuro per perdere la guerra è impegnarsi su due fronti. Forse stavolta non sarà così, vedremo”, ha ragionato il titolare del Mef.
Il riferimento è chiaro: Unicredit è già impegnata nell’ambiziosa acquisizione della tedesca Commerzbank, di cui detiene il 21 per cento delle azioni. Un’operazione complessa, che secondo alcuni analisti potrebbe risentire di questa nuova mossa su Banco Bpm. Nonostante le rassicurazioni di Orcel, che ha garantito che l’Ops non interferirà con il progetto Commerzbank, il mercato non sembra esserne convinto: il titolo Unicredit ha perso quasi il 6 per cento in borsa. Orcel ha anche sottolineato che l’offerta non è vincolante e che spetterà al Consiglio di amministrazione di Banco Bpm valutare i prossimi passi.
Il quadro, però, resta incerto. Da una parte c’è il Governo, deciso a difendere il progetto di un polo bancario italiano, dall’altra Unicredit, che gioca la sua partita. Come andrà a finire lo decideranno i tavoli delle trattative, ma per ora l’unica certezza è che la tensione è alle stelle.
Aggiornato il 26 novembre 2024 alle ore 16:15