Esce nelle librerie Il manifesto capitalista. Come il libero mercato salverà il mondo di Johan Norberg, storico delle idee tra i più importanti in ambito liberale.
Secondo l’odierna narrazione dominante sul capitalismo globale, lo Stato dovrebbe tornare a espandersi per contrastare una situazione in cui la prosperità sarebbe finita in troppe poche mani, la crescita avrebbe favorito soprattutto i ricchi, la disuguaglianza sarebbe salita alle stelle e il grande vincitore globale nell’ultimo ventennio sarebbe la Cina. Lo Stato dovrebbe allora redistribuire le risorse e indirizzarle verso le produzioni nazionali e le tecnologie green per mezzo di una politica industriale “illuminata”.
Già dalla prefazione, intitolata Cosa è successo a Reagan e Thatcher?, passando in rassegna tale narrazione – comune ai populisti di destra e di sinistra ma condivisa anche da ampi settori dell’establishment politico ed economico – l’autore mette bene in chiaro il suo pensiero: l’epoca dei due leader, considerati l’emblema della liberalizzazione dell’economia nei primi anni Ottanta, non è mai stata un esperimento ideologico, ma piuttosto il tentativo pragmatico di rispondere alla crisi di un modello precedente in caduta libera, fatto di inflazione, regolazione, costante allargamento del perimetro dello Stato. Ma se è vero che gli ultimi vent’anni sono stati estremamente problematici, con l’avvento di nuove guerre e pandemie, in termini di “benessere” sono stati i migliori della storia umana: un progresso, sostiene Norberg, “per cui vale la pena lottare e che andrebbe stimolato ovunque”.
Del resto, già gli stessi Marx ed Engels, i massimi antagonisti del sistema capitalistico, all’inizio del loro manifesto comunista riconobbero che quel sistema aveva creato maggiore prosperità e innovazione tecnologica di tutte le generazioni precedenti messe insieme.
Perciò, in questo nuovo “manifesto”, Norberg spiega come le fondamenta dell’economia di mercato non sono il conflitto e la rivalità, ma la cooperazione e lo scambio. Oltre, ovviamente, a una competizione creatrice.
Il capitalismo globale ha permesso a un numero sempre maggiore di persone nel mondo di liberarsi da signorie e monopoli, perché la crescita dei mercati ha dato loro – per la prima volta – l’opportunità di scegliere, contrattare, opporre rifiuti. “Il libero scambio ha fornito merci più economiche, nuove tecnologie e accesso ai consumatori di altri Paesi, togliendo svariati milioni di persone dalla fame e dalla povertà”.
Di questo libro Elon Musk ha scritto: “Un’eccellente spiegazione del perché il capitalismo non solo funziona ma è anche moralmente giusto”.
Aggiornato il 22 novembre 2024 alle ore 10:58