n. 37 del 16 novembre 2024
Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi
I saluti più cordiali ai nostri ascoltatori. La stampa ha innanzi tutto riportato i dati del 17° Rapporto sull’Abitare di Nòmisma, secondo cui il 60 per cento delle famiglie italiane si arrende all’affitto, abbandonando il sogno di acquistare una casa. Questa scelta non è volontaria ma dettata da un mercato immobiliare sempre più inaccessibile, dove l’inflazione ha eroso il reddito familiare, rendendo l’acquisto un traguardo irraggiungibile per molti. L’aumento dei prezzi delle abitazioni, combinato con una pressione fiscale opprimente e un accesso limitato al credito, ha trasformato quello che era un obiettivo naturale in un privilegio per pochi. A peggiorare il quadro è l’insufficienza di offerta nel mercato delle locazioni, che non riesce a soddisfare l’aumentata domanda, contribuendo a una crescita dei canoni che penalizza le famiglie meno abbienti.
In primo piano anche il report dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che ha rilevato come in molte città italiane la rata del mutuo per l’acquisto di un bilocale o trilocale sia ormai simile o inferiore al canone di locazione. Ciò rende l’acquisto una scelta economicamente vantaggiosa in particolare a Bologna, Bari, Torino, Verona, Palermo e Genova. Anche in città più costose come Milano, Roma e Firenze, la differenza tra rata e canone è minima, suggerendo che l’acquisto possa essere preferibile all’affitto.
Tuttavia, come è stato più volte segnalato, il mercato degli affitti è sotto pressione a causa della scarsa disponibilità di immobili in locazione, che ha portato a un aumento dei canoni. Tale squilibrio, unito al calo dei tassi di interesse sui mutui, spinge molti a valutare l’acquisto come un’alternativa sostenibile e strategica.
Gli organi di informazione hanno pure ripreso la nota di Confedilizia, nella quale è stato segnalato che 2023 si è registrato un numero record di 1,888 milioni di famiglie italiane che hanno cambiato abitazione, superando sia i dati del 2022 sia il massimo registrato del 2019. Il fenomeno riflette un cambiamento sociale significativo nonché una chiara indicazione per il rilancio del settore immobiliare ed edilizio. La crescente mobilità, unita al ridotto divario tra chi pianifica un trasloco e chi lo realizza, apre infatti margini di crescita per il mercato.
Sui media altri interventi hanno riguardato proteste in alcune città italiane, che hanno preso di mira gli affitti brevi, accusati di ridurre l’offerta di alloggi a lungo termine e alimentare l’aumento dei canoni. Con cappelli da Robin Hood e adesivi sui lucchetti, i manifestanti hanno chiesto misure restrittive, e alcune amministrazioni comunali stanno valutando limiti per gli immobili destinati a locazioni turistiche. È indiscutibile che provvedimenti simili rischiano di ridurre l’offerta complessiva di abitazioni, aggravando la pressione sul mercato immobiliare. Piuttosto che limitare l’uso delle proprietà, sarebbe più efficace adottare politiche che aumentino la disponibilità abitativa, affrontando il problema alla radice senza penalizzare i proprietari e l’economia locale.
Degni di essere menzionati sono infine i contributi dei giornali che hanno informato sulla condanna del Viminale a risarcire 3 milioni di euro ai proprietari del Leoncavallo a Milano per il mancato sgombero. Per anni, lo Stato ha tollerato un’occupazione abusiva, ignorando il diritto di proprietà e infliggendo un grave danno ai legittimi proprietari. È una vicenda emblematica, che dimostra i rischi di una politica lassista verso l’illegalità. La tutela della proprietà privata è un principio fondamentale per la libertà e lo sviluppo economico, e lo Stato deve garantire il rispetto della legge senza compromessi.
Il commento del direttore dell’Opinione delle Libertà, Andrea Mancia, chiude questo numero del podcast: “In Italia, cresce il problema della morosità tra gli inquilini, con sei su dieci in ritardo nei pagamenti e uno su due che lascia l’immobile senza aver saldato i debiti. Questa situazione mette a rischio il diritto di proprietà, soprattutto a causa di normative che sembrano favorire i morosi e penalizzare i proprietari, che vengono trattati come 'privilegiati' anziché come attori economici. Il fenomeno riguarda spesso piccoli risparmiatori, e rischia di disincentivare gli investimenti immobiliari, minando la stabilità del sistema economico. Affrontare la questione richiede una riforma che superi l’approccio paternalistico e garantisca il rispetto degli accordi contrattuali. In sostanza, è essenziale riconoscere la proprietà come un diritto fondamentale e rendere i contratti d’affitto strumenti di cooperazione sociale, dove entrambe le parti rispettino i propri impegni. Un mercato delle locazioni equilibrato richiede politiche non invasive, che valorizzino la libera scelta e la responsabilità individuale, e possano restituire fiducia e stabilità al settore”.
Aggiornato il 18 novembre 2024 alle ore 13:39