Opec+: estesi i tagli alla produzione del greggio

Una decisione concordata per sostenere i prezzi. Alcuni membri dell’allargata Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec+), guidati da Arabia Saudita e Russia, hanno annunciato l’estensione dei tagli volontari alla produzione di petrolio fino alla fine di dicembre. Quindi, i rubinetti verranno riaperti totalmente – salvo nuove decisioni – nel 2025. Quest’iniziativa è nata dal crollo del prezzo del greggio, e in una nota l’Alleanza ha specificato che otto Paesi “hanno concordato di estendere di un mese i loro ulteriori tagli volontari alla produzione di 2,2 milioni di barili al giorno”. Anche Iraq, Emirati arabi uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman hanno firmato questa dichiarazione. Per sostenere i prezzi dello statunitense Wti e del Brent – che si aggirano intorno ai 70 dollari al barile – in un momento dove la domanda è incerta e l’offerta è in accelerazione.

Il sodalizio allargato dell’Opec+ – formato, nello specifico, dall’Opec e altri Paesi produttori di greggio, guidati dalla Russia – è formato da 22 membri, che al momento tengono “sottoterra” quasi sei milioni di barili, sia letteralmente che attraverso i sopracitati tagli volontari. La riunione dei ministri delle Nazioni dell’alleanza è prevista a dicembre, e si terrà nella sede dell’Organizzazione a Vienna. Ma con l’annuncio di ieri gli otto Paesi che effettuano questi tagli volontari hanno già deciso di non riaprire i rubinetti dell’oro nero fino all’inizio del 2025. Questo ritardo di un altro mese si somma alle precedenti decisioni, facendo crescere l’attesa fino a tre mesi rispetto alla tabella di marcia prestabilita. Infatti, in occasione dell’ultima riunione ministeriale di inizio giugno, l’Opec e i suoi alleati avevano annunciato l’intenzione di aumentare la produzione a partire da ottobre.

Tuttavia, l’alleanza è stata attenta a lasciarsi una via d’uscita, insistendo in più occasioni sul fatto che la sua decisione era tutt’altro che definitiva, potendo essere rivista in qualsiasi momento. E infatti, avendo preso nota della discesa del prezzo del petrolio – minato dalle incertezze economiche cinesi e dalla calma prima della tempesta generata dalle imminenti Elezioni presidenziali negli Stati Uniti – i produttori hanno deciso di tener chiusi i rubinetti qualche tempo in più.

Aggiornato il 04 novembre 2024 alle ore 13:50