Volkswagen chiude tre fabbriche

La Volkswagen è pronta a chiudere tre fabbriche in Germania. Per queste ragioni, i lavoratori sono scesi in piazza in una manifestazione spontanea, e il sindacato Ig Metall ha minacciato conseguenze, definendo il progetto dei vertici del gruppo “inaccettabile”, “una ferita al cuore di Volkswagen”. In programma anche il taglio del 10 per cento del salario per tutti i dipendenti e risparmi complessivi per circa 4 miliardi. Anche il cancelliere Olaf Scholz ha fatto ribadire al suo portavoce che “eventuali errori del management non dovranno ricadere sui dipendenti e bisogna mantenere i posti di lavoro”. Il dramma della chiusura degli impianti contribuisce alla forte tensione politica in Germania, dove il governo del cosiddetto semaforo (Spd, Verdi e Liberali) rischia di saltare proprio sui nodi economici, anche alla luce delle stime d’autunno che vedono la locomotiva d’Europa al secondo anno di seguito in recessione.

Ma il contesto è più ampio, vista la forte crisi che investe il settore auto in tutta Europa, e le notizie di Volkswagen hanno fatto rumore anche in Italia, dove il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha messo in guardia: “Non si può aspettare la fine del 2026, come previsto dal regolamento sui veicoli leggeri, per esaminare quello che è accaduto ed eventualmente modificare la rotta. Non si può aspettare la fine del 2027, come previsto dal regolamento sui veicoli pesanti, per vedere quello che accade e poi eventualmente modificare la rotta. Non ci sarà più l’industria dell’auto nel 2027”. La notizia della chiusura è arrivata da una seduta a porte chiuse, in cui i lavoratori sono stati informati dei piani predisposti dai vertici. “Il Cda vuole chiudere almeno tre stabilimenti Volkswagen in Germania”, ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo, durante l’evento a Wolfsburg. “E nessuno stabilimento è al sicuro”, anche tutti gli altri siti saranno ridimensionati, ha avvertito. Il gruppo che conta 8 marchi impiega in quello principale 120mila persone in Germania, di cui almeno la metà a Wolfsburg, il quartier generale. Volkswagen gestisce complessivamente 10 stabilimenti nella Repubblica federale, di cui 6 in Bassa Sassonia, 3 in Sassonia e uno in Assia.

A settembre, il colosso ha cancellato il programma di sicurezza del lavoro in vigore da oltre trent’anni. E particolarmente a rischio sarebbe adesso lo stabilimento di Osnabrueck, che ha perso una commessa sperata da Porsche. Bisogna ridurre “significativamente i costi”, si legge in un documento diretto ai dipendenti, pubblicato dalla Bild. “Sì è vero: ci troviamo di fronte alla maggiore trasformazione della storia dell’automobile anche altri produttori devono combattere”. “È un fatto: produciamo a costi troppo elevati” ma “abbiamo piani chiari su come ottimizzare i costi dei prodotti dei materiali e della fabbrica. Se ognuno dà il suo contributo arriviamo velocemente all’obiettivo: torneremo ai vertici”.

Ig Metall è subito insorto, minacciando la mobilitazione: “I piani aggressivi del Cda non sono in alcun modo accettabili e rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni”, per il responsabile distrettuale Thorsten Groeger. “È una profonda pugnalata al cuore della laboriosa forza lavoro della Volkswagen!” ha detto ancora Groeger. “Volkswagen e il suo Cda delineino concetti validi per il futuro al tavolo delle trattative, invece di fantasticare sui tagli ai posti di lavoro, dove la parte datoriale ha finora presentato poco più che frasi vuote”. Domani Volkswagen e il sindacato s’incontreranno a Wolfsburg per il secondo round di contrattazione collettiva. E in settimana è in agenda la diffusione dei conti del trimestre.  

Aggiornato il 29 ottobre 2024 alle ore 16:13