La libertà sotto scacco: le tasse sui ricchi non sono la soluzione

Le proposte di Papa Bergoglio sulla redistribuzione della ricchezza potrebbero danneggiare l’economia più di quanto promettano di aiutare chi potrebbe avere bisogno

Le recenti dichiarazioni di Papa Francesco a favore di una maggiore tassazione sui ricchi per ridurre le disuguaglianze sociali hanno alimentato un acceso dibattito. Durante un incontro con i Movimenti popolari, lo stesso ha ripreso un tema già trattato in precedenti occasioni ed evidenziato come una piccola percentuale di miliardari detenga una porzione sproporzionata della ricchezza mondiale, suggerendo che un aumento delle imposte sui più abbienti possa facilitare una redistribuzione delle risorse a vantaggio di tutti. Sebbene questa visione possa sembrare una soluzione alle crescenti disparità economiche, essa manca di un vero fondamento scientifico ed economico. Infatti, tassare i ricchi non solo non risolverebbe i problemi strutturali dell’economia, ma rischierebbe di soffocare la crescita, riducendo le opportunità per tutti. In sostanza, le proposte di Bergoglio si basano – e non è di certo una novità – su una scarsa conoscenza della teoria economica, e in particolar modo dei meccanismi di funzionamento del mercato e del processo di creazione della ricchezza, oltre a porsi in palese contrasto con i principi di libertà economica, che sono essenziali per una società prospera. Colpire infatti con imposte gravose chi ha saputo creare valore scoraggia l’investimento e l’innovazione, compromettendo la creazione di opportunità lavorative e di crescita e limitando il benessere generale. In altre parole, le politiche redistributive così frettolosamente sollecitate rischiano di alimentare un circolo vizioso: riducono le opportunità per tutti e indeboliscono la capacità del mercato di progredire e di offrire nuove possibilità.

Invero, vi è invece da considerare che l’evidenza storica ha mostrato che gli Stati che hanno adottato una bassa pressione fiscale e promosso la libertà d’impresa sono sempre state quelli che hanno registrato una crescita economica più rapida, e offerto maggiori vantaggi a tutti i livelli della società. Al contrario, in quelli con imposte elevate sono stati spesso riscontrati rallentamenti nello sviluppo dell’economia e soprattutto un aumento delle disuguaglianze. Le quali cose consentono di dedurre come politiche fiscali troppo gravose sui più ricchi possano frenare investimenti e innovazione, due pilastri fondamentali per il progresso. Tali provvedimenti, inoltre, anziché favorire la crescita, rischiano di accentuare la stagnazione e limitare le possibilità di miglioramento, colpendo in particolare chi già si trova in condizioni di svantaggio: “La crescita economica e il miglioramento generale delle condizioni di vita – ha scritto Ludwig von Mises – non sono il risultato di interventi governativi, ma del funzionamento del mercato, dove l’iniziativa privata e la concorrenza promuovono l’innovazione e la creazione di ricchezza”. A quanto già evidenziato vi è anche da aggiungere che l’idea che lo Stato possa stabilire come redistribuire la ricchezza, decidendo chi merita cosa, che è sottesa alla proposta in discussione, contrasta con le regole basilari del libero mercato. Questo, premiando merito e innovazione, è in realtà il sistema più efficiente per distribuire le risorse e creare opportunità per tutti. Interferire con dette dinamiche naturali attraverso una tassazione progressiva non farà altro che distorcere la catallassi, generando ulteriori inefficienze e disuguaglianze.

In definitiva, le politiche di redistribuzione, anziché di incentivare il merito, rischiano di penalizzare chi genera valore. Imporre tasse elevate ai più ricchi può frenare l’iniziativa privata e l’innovazione, entrambi fondamentali per la sviluppo sociale ed economico. Per favorire la crescita e il benessere collettivo, è piuttosto necessario ridurre la pressione fiscale e sostenere la libera impresa, evitando di gravarla con ulteriori imposte. Né si può trascurare lo stretto legame tra libertà economica, politica e scelta individuale. Quando si rimette al potere politico di stabilire chi deve essere tassato e quanto, non solo si ostacola la creazione di ricchezza, ma si compromette anche la libertà personale. Questo approccio, lungi dal promuovere una vera equità, rischia di centralizzare eccessivamente il potere, minando l’efficienza del mercato e limitando le opportunità per tutti.

Così stando le cose, la proposta di Papa Francesco di aumentare le tasse sui ricchi esprime unicamente un’illusione pericolosa che trascura i principi basilari della società aperta e liberale dell’economia. Come ha sottolineato Friedrich August von Hayek, la cosiddetta giustizia sociale è un miraggio che, in luogo di garantire equità, genera distorsioni e limita le libertà individuali. Solo un sistema economico basato sulla libertà e sul merito può assicurare prosperità e crescita per tutti. Le politiche redistributive, più che aiutare chi è in difficoltà, soffocano al contrario l’iniziativa privata e riducono le opportunità di miglioramento. Per garantire condizioni migliori per tutti, è pertanto necessario promuovere un’economia che favorisca l’innovazione e la libera impresa, anziché ostacolarla con una tassazione eccessiva, facendo così tesoro dell’ammonimento di Ayn Rand: “La società che mette l’uguaglianza al di sopra della libertà finirà per ottenere né uguaglianza né libertà. La società che mette la libertà al di sopra dell’uguaglianza otterrà un alto grado di entrambe”.

Aggiornato il 07 ottobre 2024 alle ore 09:59