Perché e come la sharing economy può aiutare il turismo. In Italia la condivisione di mezzi privati è possibile solo attraverso il comodato d’uso gratuito: una proposta di riforma per consentire lo sharing, nel rispetto della sicurezza
Rimuovere i vincoli al camper sharing può favorire nuove forme di turismo e consentire ai proprietari di sostituire veicoli vecchi e inquinanti con altri più moderni. È quanto si legge nel Focus dell’Istituto Bruno Leoni “Mi camper es tu camper. Perché e come la sharing economy può aiutare il turismo”.
In Italia, infatti, solo lo 0,8 per cento dell’intero parco circolante (250mila veicoli circa) è disponibile su piattaforme di camper sharing, un numero esiguo soprattutto se comparato a quello degli altri Paesi europei: basti pensare che in Portogallo il 20 per cento dei proprietari di camper noleggia il proprio mezzo tramite piattaforme; in Spagna il 6,5 per cento, in Olanda il 3,8 per cento. Questo è legato anche ai limiti che la legge impone alla condivisione dei mezzi, che può avvenire solo tramite comodato d’uso gratuito e un corrispettivo a mera copertura delle spese.
Secondo gli autori dello studio, Benedetta Auricchio (studentessa in giurisprudenza presso l’Università Suor Orsola Benincasa) e Carlo Stagnaro (direttore Ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni), “abbiamo tanto da guadagnare e nulla da perdere: una liberalizzazione del camper sharing – sulla scorta di quanto già fatto con successo nel 2012 per i natanti – potrebbe dare un impulso significativo al turismo outdoor in Italia, contribuendo al contempo alla diversificazione dell’offerta turistica e, non per ultimo, alla sostenibilità ambientale. Infatti, la possibilità di ammortizzare più rapidamente il costo del camper può contribuire all’ammodernamento del parco circolante, un elemento non trascurabile, dal momento che più della metà dei mezzi in circolazione appartiene a classi Euro 0-3”.
Aggiornato il 03 ottobre 2024 alle ore 09:44