L’Indice della libertà economica delle città italiane indaga 107 tra capoluoghi di provincia e città metropolitane. Le città più economicamente libere sono Bolzano, Vicenza e Cuneo, mentre quelle col punteggio più basso risultano Napoli, Catania e Isernia. In Italia, la maggior parte della regolamentazione sulle attività economiche deriva da normative nazionali. Inoltre, l’autonomia amministrativa delle città è molto limitata dal centralismo che ha caratterizzato gran parte della storia del Paese. Nondimeno, le città italiane possono distinguersi le une dalle altre sia per il modo in cui approfittano dei margini di autonomia fiscale di cui godono in relazione ai tributi locali – per esempio rispetto a Imu e addizionali Irpef – sia per il modo in cui organizzano i servizi pubblici, la rilevanza dell’apparato pubblico sull’economia locale e le modalità con cui garantiscono lo svolgimento delle proprie funzioni. Le quattro aree dell’Indice tentano di catturare questa variabilità.
L’esercizio è rilevante non solo in quanto la libertà economica viene tipicamente associata a migliori performance, per esempio, nei tassi di crescita economica e nell’occupazione, ma anche perché un tale dinamismo economico a livello locale è strettamente legato alla qualità della vita delle persone. Non è un caso che ci sia un buon grado di correlazione tra l’Indice Ibl della libertà economica nelle città e quello sulla qualità della vita nelle province italiane realizzata da Il Sole 24 Ore. Di fronte alle differenze tra le città mostrate dall’Indice Ibl, qualcuno penserà addirittura che sia meglio stringere ulteriormente il guinzaglio e imporre il proprio modello e uno specifico grado di libertà economica su tutto il territorio nazionale. Ma decentralizzare le decisioni amministrative, oltre ad aumentare per definizione i gradi di libertà, offre diversi vantaggi, tra cui una maggiore reattività alle preferenze del luogo, la possibilità di coinvolgere più persone nelle decisioni locali e una responsabilizzazione dei leader sul territorio. Nonostante in questo momento il dibattito pubblico italiano in tema di autonomia amministrativa sia esclusivamente concentrato sulla riforma della “autonomia differenziata”, l’Indice Ibl rappresenta un possibile stimolo per una seria riflessione.
(*) Research Fellow dell’Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 23 settembre 2024 alle ore 11:31