Governo: via libera alla privatizzazione di Poste Italiane

Il decreto è stato approvato in via definitiva. Nel Consiglio dei ministri di martedì scorso, è passata ufficialmente l’iniziativa volta ad alienare una quota del Ministero dell’Economia e delle Finanze – e quindi la parziale privatizzazione – di Poste Italiane S.p.a. Il decreto era stato approvato in via preliminare dal Cdm il 25 gennaio scorso, e aveva successivamente ottenuto il parere favorevole della Camera dei deputati e del Senato con le loro rispettive commissioni. È previsto che lo Stato italiano mantenga comunque più del 50 per cento della società. In questa “fetta” di percentuale è compreso sia il capitale in testa al Mef – che attualmente detiene il 29,26 per cento dell’azienda – sia quello in possesso della Cassa depositi e prestiti – società pubblica che gestisce i risparmi postali degli italiani e che è controllata dal ministero stesso – che ha il 35 per cento di Poste. All’inizio, la liberalizzazione dell’azienda statale doveva essere più decisa, con la partecipazione dello Stato al di sotto del 35 per cento complessivo. Ma dopo molte polemiche politiche – arrivate da sinistra – il Governo ha deciso di alzare la soglia al 50 per cento.

Di seguito, la comunicazione estrapolata dal verbale del Cdm di martedì scorso: “Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, in base all’articolo 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1994, numero 332, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 1994, numero 474, ha approvato, in esame definitivo, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef in Poste Italiane S.p.a., al fine di determinare il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste Italiane, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, superiore al 50 per cento. Il testo tiene conto dei pareri espressi dalle competenti commissioni parlamentari”, si legge nel comunicato.

Aggiornato il 19 settembre 2024 alle ore 16:37