La libertà economica è un fattore fondamentale nello sviluppo dei Paesi e dei territori. L’Istituto Bruno Leoni, in collaborazione con Confcommercio Genova, ha sviluppato un Indice della libertà economica delle città italiane, che indaga 107 tra capoluoghi di provincia e città metropolitane. Le città più economicamente libere sono Bolzano, Vicenza e Cuneo, mentre quelle col punteggio più basso risultano Napoli, Catania e Isernia. Genova si colloca all’82° posto.
L’Indice della libertà economica si basa su quattro grandi aree: la macchina comunale (spesa, debito, occupazione), la vitalità economica (Pil pro capite, numero di imprese e lavoro), la tassazione e la performance della giustizia civile. L’idea di fondo è che anche a livello locale gli amministratori possono incidere sull’attrattività di un territorio, contribuendo a renderlo più dinamico e favorevole allo sviluppo.
Commenta Alessandro Cavo, presidente di Ascom Confcommercio Genova: “Lo studio mette a confronto i capoluoghi di tutta Italia, per darci lo stimolo a guardare e a capire cosa succede altrove, anche a poca distanza da noi. I risultati, interessanti e problematici, di riflessione e prospettiva, non vanno giudicati ma studiati perché, se Genova si trova all’82° posto significa che le politiche poste in atto non sono state sufficienti a creare un alto grado di libertà economica nella nostra città. È necessario quindi un approfondimento e un cambio di direzione dove occorre per dare un vero futuro al territorio e speranza ai giovani che ne saranno protagonisti”.
Scrivono Paolo Belardinelli, Ettore Matsaganis e Carlo Stagnaro, autori dello studio: “Nel nostro Paese sono possibili una pluralità di metodi amministrativi. Questi hanno a che fare anzitutto con la raccolta delle imposte ma anche col modo in cui vengono impiegate; con la proporzione tra spese correnti e spese in conto capitale nei bilanci dei comuni; con la qualità e quantità dei servizi pubblici. La realtà è che, in senso profondo, una città è anzitutto un mercato del lavoro. Certo, una città è anche molto di più e le persone dalla città in cui vivono chiedono ben altri e più ampi servizi. Tuttavia, sono le opportunità professionali che le portano a stabilire il luogo in cui vivere ed è da questo che deriva la domanda di servizi ulteriori. Quindi anche il miglioramento di questi altri servizi non può che derivare dall’aumento del dinamismo economico, dell’attrattività e della vitalità imprenditoriale di una città”.
(*) Paolo Belardinelli è research fellow dell’Istituto Bruno Leoni. Ettore Matsaganis è laureato in Economia presso l’Università di Milano, attualmente lavora presso uno studio associato dove si occupa di revisione contabile, consulenza aziendale e analisi finanziaria. Carlo Stagnaro è direttore Ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni.
Aggiornato il 19 settembre 2024 alle ore 13:20