La Bce taglia il tasso di 0,25 punti

La Banca centrale europea ha deciso, all’unanimità, di ridurre il tasso sui depositi di 25 punti base, dal 3,75 per cento al 3,50 per cento. La presidente della Bce Christine Lagarde, durante la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio direttivo che ha tagliato i tassi, ha detto che la “Bce resta determinata ad assicurare il ritorno dell’inflazione all’obiettivo (che è il 2 per cento, ndr) in modo tempestivo. Per questo manterremo i tassi a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario a questo scopo. Non ci impegniamo verso alcun percorso dei tassi d’interesse”. Per l’aggiustamento tecnico causato dal nuovo quadro operativo, il tasso scende al 3,65 per cento dal 4,25 per cento e per lo stesso motivo il tasso sui prestiti marginali cala a 3,90 per cento dal 4,50 per cento. Con il secondo taglio dei tassi la Bce si disfa della stretta monetaria iniziata durante la crisi energetica del 2022-2023. Ma se il tasso sui depositi – da anni quello di riferimento per il costo del denaro – è sceso di 25 punti base, con la riunione di giovedì entra in vigore il nuovo regime con cui la Bce orienta la politica monetaria.

Con il risultato che il tasso sui rifinanziamenti alle banche scenderà di 60 punti base: 25 dei quali di riduzione del costo del denaro, e 35 a causa di un aggiustamento tecnico previsto del nuovo quadro operativo annunciato dalla Bce a marzo. La Bce conferma la sua stima sull’inflazione nell’area euro per il 2024, mantenendola al 2,5 per cento indicato a giugno. Per il 2025 la stima resta al 2,2 per cento previsto a giugno. La stima rimane al 1,9 per cento di giugno per il 2026. In un comunicato, la Bce spiega che l’inflazione “dovrebbe tornare ad aumentare nell’ultima parte di quest’anno, anche perché i precedenti bruschi ribassi dei prezzi dell’energia non incideranno più sui tassi calcolati sui dodici mesi”, e poi “diminuire fino a raggiungere il nostro obiettivo nella seconda metà del prossimo anno”.

La Bce “tipicamente non commenta su singoli istituti bancari” e la vigilanza unica “farà quello che deve fare in piena indipendenza”. Ma “le fusioni bancarie transfrontaliere sono auspicate da molte autorità, e sarà interessante vedere gli sviluppi nelle prossime settimane” ha aggiunto Lagarde interpellata sull’acquisto di un pacchetto di azioni di Commerzbank da parte di Unicredit. “Siamo fiduciosi che i vertici di Unicredit e Commerzbank saranno del tutto consapevoli dei requisiti di regolamentazione” quanto alle soglie di capitale azionario che richiedono autorizzazioni. Passata l’estate per valutare il quadro macroeconomico, per la Banca centrale europea i dati sembrano convergere verso un raffreddamento sostenibile – la condizione posta dalla presidente Christine Lagarde per poter tagliare – dell’inflazione vicino al target del 2 per cento. Guardando alle economie più deboli, come quella tedesca, il rischio è che mantenere i tassi agli attuali livelli possa innescare una recessione. Persino tornare a un’inflazione cronicamente sotto il 2 per cento.

Rispetto al quadro prudente tracciato dal capo economista Bce Philip Lane a Jackson Hole il mese scorso, nel frattempo l’inflazione è rallentata al 2,2 per cento, ai minimi di tre anni. Persino il “falco” tedesco Joachim Nagel ha aperto a un taglio dei tassi a settembre. Il membro del comitato esecutivo Piero Cipollone avverte che mantenere troppo a lungo l’attuale politica restrittiva rischia di avere pesanti ricadute sulla crescita. Dopo il taglio da 25 punti base deciso a giugno, dunque, la Bce taglia dello stesso ammontare, poi ancora a dicembre e con cadenza trimestrale nel corso del 2025. Salvo sorprese in negativo dell’inflazione, che potrebbero aprire alla possibilità di tagli più frequenti: su questo le parole di Lagarde potrebbero fornire indizi giovedì. Notizie che hanno sostenuto le Borse, anche se oggi i guadagni sono temperati (e per Milano e Parigi annullati: -0,12 per cento e -0,14 per cento) dall’inflazione di fondo negli Usa ancora al 3,2 per cento, che mette a rischio l’atteso un taglio dei tassi da mezzo punto da parte della Fed al meeting del 17-18 settembre.

La lettura dei tassi Bce, giovedì, sarà complicata dall’arrivo del nuovo operational framework. Dopo oltre un decennio di liquidità fornita alle banche acquistando massicciamente bond con il quantitative easing, con una liquidità passata da zero agli attuali oltre tremila miliardi di euro, la Bce a marzo 2023 ha iniziato a dismettere quei titoli. Ora punta a tornare a un sistema in cui l’approvvigionamento bancario avviene principalmente sul mercato monetario. Per evitare che questo ritorno alla normalità provochi scossoni sui tassi di mercato, a marzo (ma con entrata in vigore a settembre) il consiglio direttivo ha deciso di restringere il corridoio con cui guida il costo del denaro: il differenziale fra il tasso sui rifinanziamenti principali (quello che fa da tetto ai tassi interbancari, oggi al 4,25 per cento) e il tasso con cui la Bce remunera i depositi overnight delle banche (quello che fa da pavimento, di fatto il tasso di riferimento, oggi al 3,75 per cento), dall’attuale mezzo punto viene ridotto a 0,15 punti percentuali. Con la conseguenza che se giovedì la Bce, come atteso, taglierà i tassi di 0,25, il tasso sui depositi scenderà di un quarto di punto al 3,5 per cento, ma quello sui rifinanziamenti principali di ben 0,6 punti, passando improvvisamente dal 4,25 per cento al 3,65 per cento. Un maxi-taglio solo apparente: ciò che conta per il costo del denaro è il tasso sui depositi, che dovrebbe scendere di un quarto di punto.

 

Aggiornato il 12 settembre 2024 alle ore 16:22