L’Ue contro la Russia, eccetto il suo gas

Dall’analisi degli ultimi dati inerenti all’andamento del mercato del gas naturale emerge un quadro surreale dell’attuale situazione economica e geopolitica in cui si trova l’Unione Europea e di conseguenza l’Italia.

Uno stato delle cose che dovrebbe far riflettere su come molto spesso certi atteggiamenti e certe posizioni politiche radicali rispondano più a miope politiche autolesioniste nelle migliori delle ipotesi o a bieche sudditanze nei confronti di certi poteri da parte di singoli leader politici, che per salvaguardare le personali posizioni di potere penalizzano e mortificano gli interessi nazionali dei Paesi che ciascuno di loro rispettivamente dovrebbe rappresentare.

Pertanto, entrando nel merito, l’estate 2024 ha portato una situazione paradossale nel mercato europeo del gas naturale. Nonostante gli stoccaggi di gas siano pieni oltre la soglia ottimale, i prezzi sono aumentati del 20 per cento dall’inizio dell’estate. Questo fenomeno si deve principalmente alle tensioni geopolitiche, tra cui la rottura dei contratti tra Ucraina e Gazprom e la guerra in Medio Oriente, che minaccia le forniture di gas liquefatto dal Golfo Persico. Questi fattori contribuiscono a un “premio al rischio” sui prezzi.

Un altro elemento di incertezza è la capacità dell’Europa di diversificare le proprie fonti di energia a lungo termine, come pianificato dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Le difficoltà nel garantire gas dagli Stati Uniti, l’instabilità economica in Germania e i dubbi sui progetti infrastrutturali energetici futuri aggravano la situazione.

Nonostante l’Ue abbia ridotto significativamente la sua dipendenza dalla Russia, Mosca continua a trarre benefici. Gazprom ha esportato 2,5 miliardi di metri cubi di gas in Europa ad agosto 2024, e l’aumento dei prezzi permette alla Russia di guadagnare circa 400 milioni di euro al mese. Sebbene gli acquisti di gas russo siano calati (da 5,3 miliardi di euro a marzo 2022 a 1,5 miliardi oggi), l’Europa ha comunque speso più per i combustibili fossili russi che per sostenere l’Ucraina dall’inizio della guerra.

Questa situazione espone le difficoltà nel bilanciare la necessità di ridurre la dipendenza dalla Russia con il bisogno di mantenere la sicurezza energetica.

Aggiornato il 12 settembre 2024 alle ore 11:23