Le incertezze sul dollaro

Negli ultimi mesi, il valore del dollaro statunitense ha attraversato fasi oscillatorie che hanno sollevato preoccupazioni e interrogativi tra economisti e analisti finanziari. Questi andamenti, contestualizzati in un quadro di tensioni geopolitiche, possono indurre a domandarsi se il conio Usa stia attraversando un processo di indebolimento strutturale che potrebbe mettere in discussione il suo ruolo di moneta di riferimento globale.

Il valore di una valuta è strettamente legato ai flussi finanziari internazionali. Quando gli investitori, attratti da opportunità di investimento o dalla stabilità economica, dirigono i loro capitali verso un Paese, la relativa valuta tende ad apprezzarsi. Al contrario, una svalutazione può essere segno di un disinvestimento massiccio, con capitali che fluiscono verso altri mercati con rapporti tra rischio e rendimento percepiti come migliori. I segnali di debolezza manifestati dal dollaro possono suggerire che gli investitori internazionali non siano più attratti dall’economia statunitense come un tempo ma che trovino alternative di investimento preferibili altrove.

Analizzando i fattori fondamentali che descrivono l’economia americana, emergono due variabili principali che alimentano la debolezza del dollaro. In primo luogo, il rallentamento dell’economia del Paese, accompagnato da un lieve aumento del tasso di disoccupazione, dimostra che la crescita economica è meno sostenuta che in passato. In secondo luogo, pesano l’enorme debito pubblico e le incertezze legate alla capacità di coniugare le ambiziose (e costose) proposte avanzate da entrambi i candidati alla Casa Bianca con le reali possibilità economiche degli Stati Uniti. Questa insicurezza potrebbe ridurre la fiducia degli investitori internazionali nella solidità dell'economia americana, contribuendo a una pressione al ribasso sul dollaro. Un ulteriore elemento di incertezza deriva dalle decisioni delle autorità monetarie statunitensi.

Le recenti dichiarazioni della Federal reserve bank hanno lasciato intendere una possibile riduzione dei tassi di interesse già a partire da settembre, ma senza fornire una chiara forward guidance, ossia un’indicazione della strategia che la banca centrale intende intraprendere nel futuro prossimo. Questa mancanza rende difficile per gli investitori prevedere la direzione della politica monetaria statunitense. A complicare ulteriormente il quadro, sono le crescenti tensioni geopolitiche tra gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Questi conflitti non solo mettono a rischio la stabilità economica globale, ma potrebbero anche minare il ruolo del dollaro come valuta di riferimento mondiale. Se la centralità politica ed economica degli Stati Uniti dovesse ridursi a favore di un mondo più multipolare, il dollaro rischierebbe di perdere parte della sua attrattiva come riserva di valore a livello internazionale. Questa eventualità non è imminente, in quanto il biglietto verde continua a mantenere di una posizione dominante a livello mondiale, ma il solo dubbio che tale status quo possa incrinarsi influisce negativamente sulla fiducia nel dollaro.

Se queste sono le principali sfide che il conio Usa affrontare, la prima valuta globale può contare anche su alcuni elementi di forza. L’economia statunitense, sebbene in rallentamento, rimane una delle più sicure e competitive al mondo. Gli Stati Uniti vantano una leadership indiscussa nell’innovazione tecnologica, alimentata da un ecosistema dinamico di start-up, e indirizzano investimenti ingenti in ricerca e sviluppo. Inoltre, il mercato del lavoro flessibile, un sistema finanziario robusto e liquido conferiscono agli Stati Uniti una notevole capacità di resistenza e di ripresa dagli shock che possono verificarsi nell’economia.

Le divergenze delle previsioni degli analisti sull’andamento del dollaro potrebbero favorire l’euro come valuta alternativa. Per aumentare la già elevata presenza internazionale della moneta unica, occorre tuttavia che l’Europa compi passi significativi verso una maggiore integrazione economica. Soltanto con un mercato dei capitali integrato e un’unione bancaria completa, l’euro potrebbe aspirare a un ruolo di maggiore rilievo a livello internazionale.

Aggiornato il 27 agosto 2024 alle ore 10:54