Su un punto maggioranza e opposizione sono in sintonia. Ovvero: l’evasione fiscale va combattuta. Perché ormai non è più possibile tollerare una elusione che sta tra gli 80 e i 100 miliardi l’anno. Soldi, questi, che servirebbero come il pane – ad esempio – in settori quali l’istruzione e la sanità. Un pensiero che Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, illustra a 24 Mattino su Radio 24. “È un fenomeno che dobbiamo combattere – ripete – lo possiamo fare con le sole risorse umane? Penso che ci sia un limite, perché è chiaro che non si possono controllare in un anno 4 milioni e mezzo di partite Iva, quindi dobbiamo usare la tecnologia. Però dobbiamo essere al tempo stesso molto vigili e attenti di non andare a creare un Grande fratello”.
A seguire, segnala: “Oggi abbiamo oltre 140 banche-dati pubbliche, dove abbiamo elementi che vengono immessi nel sistema. Incrociandole, abbiamo degli elementi per adottare quella che noi chiamiamo compliance, quindi informare il contribuente, che è la logica del concordato, di mettersi in regola. Non vogliamo subito partire, come si faceva in passato, con accertamenti e sanzioni – aggiunge – ma lavoriamo ex ante per creare un clima più sereno con il contribuente ma senza abbassare la guardia nella lotta all’evasione fiscale. Non è un Grande fratello – insiste – perché tutto è stato concordato con il Garante della privacy, che ha detto che queste banche-dati sono banche-dati pubbliche che tra loro interconnesse possono dare dei risultati molto significativi per contrastare l’evasione fiscale”.
Leo, in più, interviene pure sul concordato preventivo biennale. “Dobbiamo tener presente che le commissioni parlamentari, sia le due Finanze cioè Camera e Senato, sia le due Bilancio Camera e Senato, hanno audito il mondo delle imprese, delle associazioni di categoria come Confcommercio, Confartigianato, Cna, il mondo delle professioni. Loro hanno tutta una serie di suggerimenti per dare più appeal a questo provvedimento. Il Governo sarà più attento alle loro istanze. Da quello che abbiamo sentito dalle associazioni di categoria può funzionare il meccanismo, apponendo dei correttivi come, ad esempio, dei meccanismi di flat tax incrementale”.
“Questo – evidenzia – è un tema su cui si può ragionare, sui cui il Consiglio dei ministri in particolare potrà riflettere: ovviamente questo meccanismo tutto è meno che un condono. Stiamo parlando di una flat tax su ciò che è un incremento rispetto alle posizioni 2023. Da questo punto di vista è un qualcosa che secondo me può funzionare e può rendere di maggior gradimento questa disciplina per i contribuenti, per le partite Iva. Sappiamo – conclude – che i soggetti interessati tra forfettari e soggetti che applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale sono circa 4 milioni e mezzo. In questo modo, penso che questo provvedimento possa andare a buon fine e creare le risorse per abbassare la pressione fiscale, perché il nostro obiettivo è prendere delle risorse da questo concordato per abbassare il carico fiscale per il ceto medio, è questa la strada da percorrere”.
Aggiornato il 18 luglio 2024 alle ore 14:56