n. 23 dell’8 giugno 2024

Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Confedilizia.

I saluti più cordiali ai nostri ascoltatori. La stampa è innanzitutto ha riportato la decisione della Banca centrale europea di taglia i tassi di interesse come aveva lasciato presagire nelle riunioni dei mesi scorsi. Si tratta di una riduzione di 0,25 punti base sui tassi di riferimento, che portando i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale rispettivamente al 4,25 per cento, al 4,50 per cento e al 3,75 per cento. La decisione è stata presa tenendo conto del calo dell’inflazione e del notevole miglioramento delle prospettive della stessa. Essa potrebbe aprire a diversi scenari per il resto dell’anno, soprattutto per quanto riguarda l’andamento dei costi di mutui e finanziamenti.

Altri contributi hanno affrontato ancora il tema degli appartamenti in affitto breve, che tornano sotto i riflettori con l’inizio della nuova stagione estiva. In proposito, è stato richiamato che dall’inizio dell’anno sono in vigore nuove norme europee e nazionali, e iniziano le sperimentazioni per una banca dati completa degli appartamenti in locazione temporanea. Si tratta di un mercato che è molto attivo in Italia, che si colloca al terzo posto dopo Stati Uniti e Francia per numero di unità immobiliari proposte in affitto breve su Airbnb.

In evidenza, negli organi di informazione anche i dati che riguardano il mercato degli immobili non residenziali, ossia con destinazione terziaria, commerciale e produttiva, il cui andamento è stato analizzato dall’Agenzia delle entrate. Nel Rapporto immobiliare 2024 appena pubblicato, ha riportato che nel 2023 è stata rilevata un rallentamento per i settori terziario e produttivo. È invece proseguita l’ascesa del settore commerciale, che dal 2014 cresce in modo costante con l’unica discontinuità osservata nel 2020, anno della pandemia. I dati presentati mostrano, per tutte le tipologie, forti disparità territoriali tra le diverse aree del Paese, con le regioni del Nord Italia che, spesso, determinano l’andamento dei singoli mercati nazionali. Più in dettaglio, è emerso un aumento degli scambi per i negozi rispetto al 2022, a differenza di quanto è apparso per uffici e capannoni che vedono scendere le transazioni. La medesima dinamica si riflette nei valori di mercato, con i negozi che mantengono sostanzialmente i livelli dello scorso anno e uffici e capannoni che, in confronto al 2022, rilevano quotazioni più basse.

I media si sono pure nuovamente soffermati sul decreto salva Casa 2024, il quale, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, è entrato in vigore. Contestualmente, è stato avviato l’iter parlamentare per la sua conversione in legge, anche con le modifiche che potrebbero essere proposte. Intanto gli interessati potranno inviare le richieste di sanatoria ai Comuni, avvalendosi eventualmente dei chiarimenti e risposte a quesiti che fornirà la Confedilizia la quale, in collaborazione con il Giornale, ha aperto uno sportello dedicato ai lettori del quotidiano.

Ma la notizia di maggior rilievo della settimana è senz’altro quella che riguarda l’iniziativa de L’Opinione delle Libertà, che ha depositato in Cassazione la richiesta per una proposta di legge di iniziativa popolare per la liberalizzazione degli affitti commerciali. In particolare, il giornale diretto da Andrea Mancia intende proporre al Parlamento di abrogare finalmente la legge dell’equo canone, che da ben 46 anni ingessa un mercato, come quello degli immobili a uso diverso da abitazione, ossia commerciali, artigianali, professionali, alberghieri, che è vitale in una società aperta e libera, che ha scelto l’economia di mercato.

Sul punto, e in chiusura del presente podcast, si segnala il commento di Carlo Lottieri, docente dell’Università degli Studi di Verona: “La liberalizzazione delle locazioni, a partire da quella a uso commerciale, diciamo così, ad uso non abitativo è indispensabile per varie ragioni. In primo luogo, c’è un’esigenza di carattere giuridico e culturale, si tratta cioè di riaffermare il diritto di proprietà. Il proprietario deve poter disporre del bene secondo la propria volontà e quindi il contratto deve maturare dalla libera scelta delle parti. È questa l’esigenza fondamentale. Naturalmente poi c’è un’esigenza economica cruciale, strettamente correlata. Il mercato oggi è asfittico, proprio in virtù dei troppi vincoli che gravano su questo settore, è evidente che molti proprietari non sono disposti ad affittare il loro bene, dal momento che tutto è molto regolato, predefinito nell’ambito commerciale, è necessario predisporre contratti che fanno sì che il proprietario perda il controllo per 12 anni, dato che il contratto è 6+6. E tutto questo naturalmente crea una carenza di disponibilità di immobili nel settore commerciale, degli uffici, dei laboratori e via dicendo che può essere risolta solo attraverso una vera liberalizzazione, che è ciò, in definitiva, che questa iniziativa di legge popolare suggerisce”.

(*) A cura di Sandro Scoppa, conduce Gianfranco Fabi

Aggiornato il 10 giugno 2024 alle ore 11:58