Confcommercio, l’illegalità costa alle imprese 38 miliardi

Un consumatore su quattro (il 24,2 per cento) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. È quanto emerge da un’indagine di Confcommercio. Lo scorso anno l’illegalità, l’abusivismo commerciale, la contraffazione, sono costate alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari. Secondo le stime dell’ufficio studi di Confcommercio, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cybercriminalità a 3,8 miliardi.

È quanto emerge dall’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Format Research e presentata a Roma durante la giornata “Legalità, ci piace!”. “L’illegalità è una subdola economia parallela che danneggia gravemente le imprese e penalizza l’occupazione. Nel 2023 solo nel commercio e nei pubblici esercizi è costata circa 28 miliardi di euro in termini di perdita di fatturato. Preoccupano in particolare usura, contraffazione, abusivismo e furti: occorre diffondere la cultura della legalità e rafforzare la collaborazione con le forze dell’ordine per assicurare alle nostre imprese un mercato più sicuro, trasparente e competitivo”, ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sottolineato l’importanza della cultura della legalità. “Abbiamo uno strumento potente che è quello dell’educazione civica che deve insegnare il rispetto e il valore del lavoro e dell’impresa. Poi c’è il tema di una nuova cultura che deve partire dai giovani, quella dei doveri accanto alla cultura dei diritti. Bisogna anche affermare il rispetto delle regole: la cattiva condotta deve essere sanzionata, la cultura delle responsabilità individuale è fondamentale. La scuola deve insegnare la cultura della regola”. Bisogna partire “dalla base e dai giovani per costruire una cultura del rispetto dei diritti e verso l’autorità”, ha spiegato Valditara. Il ruolo della scuola è importante “anche per valorizzare i talenti di ragazzi” che avevano commesso reati.

Aggiornato il 29 maggio 2024 alle ore 16:34