C’è la crisi: gli italiani scelgono l’affitto

“La perdita del potere d’acquisto delle famiglie e il rialzo dei tassi spingono molti a prendere in considerazione l’affitto rispetto all’acquisto della casa, mentre i locatori da parte loro usano gli affitti per integrare i redditi ma con una maggiore attenzione alle garanzie da parte dei locatari”. Questo, in pratica, quanto emerso dall’Osservatorio affitti, condotto da Nomisma per conto di Crif. Un’analisi mirata a comprendere le intenzioni degli italiani per le soluzioni di affitto immobiliare e, dall’altro lato, per la disponibilità dei proprietari ad affittare le proprie abitazioni, tentando di individuare – o meno – quei fattori che possano facilitare, oppure ostacolare, la locazione.

Per i primi sei mesi del 2024, si legge in una nota di Nomisma, “gli operatori prospettano un calo del numero di compravendite, mentre sul versante della locazione le attese sono di stabilità, sia per i contratti che per i canoni. I locatari nel 42 per cento dei casi si ritrovano a considerare l’affitto – viene indicato – perché la propria condizione economica attuale rappresenta un ostacolo all’acquisto di un’abitazione. Condizione che risulta ancora più rilevante in particolare per le famiglie monogenitoriali e individui con presunto reddito contenuto o inesistente (casalinga/o, disoccupata/o oppure in cassa integrazione, operai e pensionati)”.

Per imprenditori, dirigenti e impiegati, invece, “la locazione si configura come una soluzione temporanea, mentre le famiglie con figli e coloro dotati di maggiori risorse economiche optano spesso per la locazione perché non sono ancora riusciti a identificare e acquistare la “casa ideale”. La quota di chi considera l’affitto come una soluzione temporanea è pari al 25,7 per cento dei locatari. Al contrario, per alcune categorie, come le famiglie monogenitoriali, i pensionati e i liberi professionisti, la casa di proprietà non risulta conveniente per le spese da sostenere (manutenzione, spese straordinarie, assicurazione casa)”.

La perdita di potere d’acquisto, l’erosione della capacità di risparmio e il rialzo dei tassi applicati, prosegue Nomisma, “hanno di fatto messo fuori gioco una quota considerevole della domanda potenziale di acquisto di abitazioni con conseguenze rilevanti sui mutui erogati e sul numero di compravendite. L’acquisto dell’abitazione è così uscito progressivamente dai programmi delle famiglie tanto che, nel 2023, le difficoltà riscontrate dalle famiglie a finanziare l’acquisto di una casa hanno fatto spostare il 7,3 per cento della domanda dall’acquisto all’affitto, accentuando la pressione sul comparto”.

Ancora Nomisma: “Vi sono alcune caratteristiche sociodemografiche che rendono più diffuso il ricorso alla locazione: è il caso del numero di componenti del nucleo familiare: il 30 per cento delle famiglie più numerose (5 o più) vive in un’abitazione in affitto. All’opposto, le famiglie monocomponente riscontrano difficoltà nell’acquisto di un’abitazione, probabilmente a causa della mancanza di risorse economiche, rivolgendosi così in misura maggiore al mercato della locazione. Anche la composizione familiare e l’età risultano determinanti nel rivolgersi al mercato della locazione. Infatti – viene sottolineato – le famiglie monogenitoriali con almeno un figlio minore nel 30 per cento circa dei casi vive in affitto, così come 1/3 circa delle persone sole con meno di 65 anni vive in case non di proprietà. Ciò è destinato ad acuirsi dal momento che – secondo le più recenti previsioni Istat sulle famiglie – nel 2040, quasi il 39 per cento delle famiglie sarebbe costituito da persone che vivono da sole in particolar modo nelle fasce di età più elevate (aumento di 1,2 milioni di donne sole e di oltre 600mila uomini soli)”.

Nel frattempo, sul tema del mattone, interviene anche Matteo Salvini. Il vicepremier, ospite di Agorà, su Rai 3, evidenzia: “La maggioranza delle case degli italiani ha piccoli problemi interni: il bagnetto, la finestra, la veranda, il soppalco. Milioni di case di italiani sono bloccate dalla burocrazia, il nostro obiettivo è sanare queste piccole irregolarità interne. Se uno si è fatto la villa con piscina o con due piani in più la risposta è l'abbattimento, ma se uno ha 8 metri quadri di cameretta fatta dal nonno 30 anni fa è giusto che possa andare in comune: paghi e torni proprietario serenamente dell’immobile”. Un discorso, il suo, dove ribadisce che il dl Salva casa non si tratta di un condono. E che il provvedimento sarà in Cdm la prossima settimana.

Aggiornato il 17 maggio 2024 alle ore 16:02