Lo Stato ha stabilito nel Testo Unico in materia bancaria e creditizia il principio secondo cui l’attività bancaria e finanziaria è riservata a soggetti che rispondano a taluni requisiti strutturali e assolvano a specifici obblighi di registrazione. Alle banche l’ordinamento riserva l’attività bancaria e la raccolta di fondi rimborsabili fra il pubblico; l’intermediazione finanziaria, nelle forme indicate dall’articolo 106 del Testo Unico, è consentita ai soggetti iscritti nell’elenco tenuto dal Ministero del Tesoro, che si avvale dell’Uic. Ulteriori riserve di attività sono previste da altre disposizioni di legge per i soggetti che operano in specifici segmenti del mercato dei valori mobiliari e, da ultimo, nell’attività di mediazione creditizia. Salvo questa norma imperativa, ci sono delle possibilità riservate ai soggetti non bancari. Per esempio, i soci di una società possono finanziare con propri soldi la propria azienda. Non è al contrario possibile che una società commerciale finanzi un’altra società priva di collegamenti societari. Una società può essere socia di una o più altre società. In questo caso è ammesso il finanziamento sia in un verso che al contrario. Cioè se la società A possiede il 70 per cento della società B; la società A può finanziare la società B, ma vale anche il contrario: la società B può finanziare la società A.
Se, invece, fra le due società non ci sono rapporti di partecipazione allora il finanziamento è vietato. È vietato anche se i soci di A sono gli stessi di B. Se Antonio e Carlo sono soci sia della società A che della società B, nonostante questo le due società non possono prestarsi soldi. Questo è stato valido e granitico fino al famoso tracollo bancario del 2008 dove il mondo “banche” è cambiato. Con l’avvento di Basilea 1-2-3 la gestione del credito bancario si è complicata e certamente sono usciti dall’rea della “finanziabilità” tutte le start up e un numero notevole di società segnalate in centrale rischi bancaria. Di fatto le banche hanno rivisto e ristretto le politiche di credito ed ancora oggi viviamo un mondo di restrizioni che rimarrà nel futuro. A questo punto sul mercato sono arrivati altri strumenti poi supportati anche dalla normativa. Crowdfunding, prestiti peer-to-peer e strumenti finanziari partecipativi. In pratica strumenti per favorire prestiti, investimenti in equity di persone e imprese che vogliono supportare il business di altre persone e società.
Il crowdfunding sono piattaforme regolamentate che raccolgono soldi per un progetto specifico che può essere o no innovativo. La normativa fiscale ha supportato questo strumento per il sostegno alle start up innovative fornendo sgravi notevoli agli investitori siano imprese o privati. I prestiti peer-to-peer permettono a soggetti di investire nelle aziende non quotate. L’Enciclopedia Treccani da questo significato alla parola peer-to-peer: “Rete informatica nella quale i computer degli utenti connessi fungono nello stesso tempo da client e da server. In tal modo, gli utenti sono in grado di accedere direttamente l’uno al computer dell’altro, visionando e prelevando i file presenti nelle memorie di massa e mettendo a loro volta a disposizione i file che desiderano condividere. Le reti peer-to-peer sono usate in particolare per scambiare file audio o video (come nel caso di Napster)”.
In finanza il concetto è lo stesso, più punti che prestano ad altri punti che ricevono e restituiscono. Sono nate diverse imprese che utilizzano questa metodologia per i finanziamenti dei crediti verso clienti, fino ad arrivare alle società fintech che prestano soldi ad aziende e privati con maggiore facilità ma a costi spesso molto alti. Per ultimi gli strumenti finanziari partecipativi, che sono emessi dalle aziende in cambio di valore in soldi o beni mobili e immobili o addirittura in cambi di prestazioni di lavoro. Possono essere titoli di debito dove si prevede un rimborso anche remunerato, ma potrebbero anche essere titoli che prevedono una conversione in quote della stessa società. L’idea generale è che stiamo uscendo dal monopolio finanziario delle banche, con il benestare delle stesse che preferiscono lavorare sulla gestione degli investimenti più che sui prestiti. In un futuro prossimo la movimentazione finanziaria fra privati sarà sempre maggiore. E costituirà un’asse importante della finanza nazionale.
Aggiornato il 27 marzo 2024 alle ore 13:41